Il Timone, di Vittorio Messori
Stateci attenti: l’avete trovata di certo sui testi di scuola e chissà quante volte nelle letture di libri, di terze pagine di giornali, nelle chiacchiere di tanti intellettuali da tv e da web . Parlo della giustificazione, da parte degli storici “de sinistra“ (per dirla alla romanesca), degli orrori del Terrore nella Rivoluzione francese, di quello spaventosa orgia di sangue tra il 1793 sino al Termidoro, la fine di luglio dell’anno dopo. Un disegno satirico dell’epoca -stampato in Inghilterra, ovviamente, per non finire sui patiboli francesi – raffigura Robespierre che ghigliottina il boia, non essendoci più nessun altro francese da decapitare . Subito dopo, l’ Incorruttibile ghigliottina pure se stesso. C’è una verità in questo disegno non del tutto paradossale e mi pare che in qualche altra “ puntata “ ne abbiamo parlato: quell’ ideologo fanatico , a un certo punto cercò la sua morte come doverosa punizione. Infatti, si era ormai convinto che neppure lui era quel cittadino esemplare, quel degno figlio della Repubblica che esigeva lo schema di Rousseau di cui era discepolo. Così , sfidò la Convenzione che egli stesso dominava, terrorizzandola con un discorso dove affermava che tutti erano degni della ghigliottina e non si curò di soffocare la rivolta di quei complici che già si vedevano essi stessi in mano a Sanson , il capo-boia. Si lasciò catturare e poi decapitare senza un gesto o una parola a sua difesa che avrebbe pur potuto in qualche modo significare malgrado la mascella fratturata dal colpo di pistola del gendarme còrso Merda (ebbene sì, questo il suo nome…).
Per giustificare quel genocidio franco-francese, gli storici che dicevamo (e sono la maggioranza) invocano lo stato di necessità: bisognava salvare la rivoluzione dall’assalto dei reazionari. A situazione straordinariamente grave, occorreva opporre misure altrettanto gravi. Ecco perché il Terrore fu messo << all’ordine del giorno>> . In una simile prospettiva, quel gruppo di invasati , di intossicati dall’odore del sangue, di ideologi accecati, di delinquenti sadici , quel gruppetto dunque di assassini che si era arrogato il diritto assoluto di vita e di morte su 25 milioni di francesi assume un aspetto eroico . Si è arrivati a inserirli in un alone di leggenda, quasi fossero antichi senatori romani che, per salvare la patria in pericolo (<< Annibale è alle porte ! >>), non avevano esitato davanti a misure estreme ma indispensabili . Così, la strage non solo è giustificata ma è giudicata come necessaria per contenere e poi sbaragliare i nemici della liberté, égalité, fraternité. Energia virile , straordinario colpo di reni degli intrepidi membri del Comitato di Salvezza Pubblica che permise alla Francia di salvare la Repubblica e i suoi valori !
Stateci attenti, dicevo all’inizio, perché, vi ingannano, come càpita spesso in questioni storiche .Questa lettura che giustifica la carneficina traformando i criminali politici in eroi , è menzognera. I fatti stanno lì a smentirla . Lo denunciava, già nell’Ottocento il grande storico – e statista – inglese Thomas Macaulay : << Se fosse fondata la difesa che si è escogitata a favore dei giacobini , se cioè fosse vero che essi governavano con ferocie rigore perché la Rivoluzione versava in estremo pericolo , è chiaro che la strage sarebbe diminuita via via che il pericolo andava scemando. E’ vero il contrario: la volontà omicida e la crudeltà , per le quali la situazione di guerra non era che un pretesto, si fecero sempre più deliranti a misura che il pericolo si allontanava e raggiunsero il culmine quando non vi era più pericolo alcuno >>. Macaulay ricorda che a metà del 1793 la Francia rivoluzionaria sembrava spacciata, tra sconfitte alle frontiere e rivolte in molti dipartimenti contro i despoti di Parigi che dicevano di essere rappresentanti di un popolo che, in realtà, in un’ampia parte non li voleva. << Ebbene, in quel tempo otto o dieci teste al giorno a Parigi erano giudicate un tributo sufficiente alla patria in pericolo >>. Nell’estate del 1794, la situazione era capovolta : << Le province insorte erano domate , le armate dei sanculotti erano vittoriose dai Pirenei al Belgio, la Prussia decideva di ritirarsi guerra, la Repubblica era temuta dai suoi vicini come mai prima. Fu proprio allora che il Comitato di Salvezza Pubblica decise di moltiplicare i frutti della ghigliottina, con una media tra le quaranta e le sessanta teste al giorno tagliate solo nella capitale >> . Proprio quando non c’era più bisogno di misure eccezionali, la Convenzione votava le leggi più aberranti , prima di tutte quella detta dei “ sospetti “ , un unicum di iniquità e per la quale era trascinato al patibolo non solo chi fosse sospettato di opposizione al Governo, ma chi non manifestasse un fattivo entusiasmo per esso . Bertrand Barrère , l’ abietto “cantore della ghigliottina“ (e, purtroppo rappresentante alla Convenzione degli Alti Pirenei, il dipartimento di Lourdes) denunciò la tiepidezza di molte zone e propose che da Parigi partisse un convoglio itinerante di “giudici” di sicura fede giacobina, portando al seguito lo strumento di morte, con boia accluso, da rizzare nelle piazze della provincia e procurandogli subito molto lavoro .Del resto, come già abbiamo notato, lo strapotere di Robespierre terminò non proponendo parte una diminuzione della strage ma, anzi, annunciando misure ancor più sanguinarie . E, questo, mentre la situazione sia interna che esterna della Repubblica era così tranquillizzante che già si progettava di portare gli “immortali principi“, armi in pugno – come poi si fece – al di là delle Alpi , dei Pirenei, del Reno.
Insomma , lo ripeto: non cascateci se vogliono spiegare e giustificare tutto quel sangue che, come cattolici non dimentichiamolo , fu anche di migliaia di sacerdoti e di suore.
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Il discorso, ovviamente, è di sterminata complessità ma mi pare che per capire quale sia la struttura fondamentale dell’Islam occorre partire da questo suo nome che – come si sa – vuol dire “sottomissione“ . Ovviamente, al Dio chiamato Allah e alla sua imperscrutabile e onnipotente volontà . E da questo che tutto deriva : l’uomo non ha diritti, ha solo il dovere di sottomettersi, lodando sempre e comunque Allah, perché tutta quanta la virtù sta nel chinare la testa senza fare domande, che sarebbero blasfeme. Tutto ciò che c’è da sapere , anche se non lo si capisce , sta nel Corano, che è stato dettato da Dio stesso e che quindi non è discutibile : chi cercasse di farlo sarebbe subito lapidato. Allah è invocato col rosario dei suoi 99 nomi, tranne che con quello di “padre” . Il rapporto tra Creatore e creatura è, infatti, quello stesso che intercorre tra il padrone e lo schiavo. La “sottomissione“ a Dio contrassegna , per logica derivazione, ogni rapporto umano. Quello tra il re e il suddito, tra il padrone e il servo, tra l’uomo e la donna , tra il padre e il figlio, tra il musulmano e il non musulmano . Persino tra uomini e animali, per i quali non può esserci non dico diritti ma pietà alcuna. Sottomissione, ovunque! Dunque, una piramide granitica di dipendenze, una prospettiva che è il contrario stesso di quella del Dio che si è fatto uomo e che, congedandosi, dice ai discepoli : << Non vi chiamo servi ma amici >>.
Ne tengano conto quelli che, qui pure , si consolano ripetendo il solito mantra del “dialogo “
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Sono stato spesso aggredito da quelli che chiamavano (anzi, chiamano, visto che esistono ancora, malgrado gli sia caduto in testa il muro di Berlino ) i “cattocomunisti“ . Aggredito verbalmente, ma ho anche rischiato di peggio, ad esempio quando mi azzardai a pubblicare Rapporto sulle fede col cardinal Ratzinger.
Si sa come Giuseppe Dossetti sia stato un maestro tra i più influenti in questa ricerca di una “comunità di ideali“ tra marxismo e cattolicesimo. Tra l’altro , nell’immediato dopoguerra collaborò attivamente, per la DC ma in rapporto stretto col PCI – che era allora quello di Stalin – alla stesura della nuova Costituzione. Qui, lasciò il suo segno “sociale“ sin dal primo articolo , quel “ l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro “ che suona un po’ grottesco . Che significa? Il mondo intero è “fondato sul lavoro“ dei miliardi di uomini che, per centinaia di generazioni , durante i millenni, hanno, appunto , lavorato per trasformarlo e renderlo abitabile. Perché e come potrebbe essere la specificità di uno Stato, di una nazione, ciò che coinvolge l’umanità intera ? In realtà, i democristiani proponevano una “repubblica fondata sulla famiglia“ : generico anche questo (pure la famiglia è una realtà universale, o quasi) ma forse meno astratto. In realtà, quel richiamo al valore fondante del “lavoro“ è un omaggio ai comunisti che lo pretendevano, è un segnale di fratellanza con i marxisti, è una retorica classista che si impose proprio grazie all’opera alacre di Dossetti. Il quale lasciò la sua traccia anche nel Concilio Vaticano II, cui partecipò come consulente dell’arcivescovo di Bologna , Lercaro: in una intervista data anni dopo, Dossetti disse la sua soddisfazione perché – grazie alla sua esperienza politica ed accademica- sapeva come indirizzare (qualcuno direbbe “manipolare“) le assemblee. Proprio questa conoscenza gli aveva permesso di far prevalere la sua parte teologica, quella “di sinistra“. La quale , sul piano numerico, all’inizio del Concilio era in netta minoranza e finì per imporsi a tutta l’assemblea grazie al lavoro insonne di consulenti teologici al cui traino erano molti presuli spaesati.
Dossetti, come si sa, si fece sacerdote, poi monaco, fondò addirittura una famiglia religiosa , assicurò che voleva nascondersi al mondo, vivere nella clausura, nel silenzio del chiostro , nella preghiera . Ottime intenzioni, ma che non ressero al virus politico che lo abitava ed era ancora ben vivo in lui. Quindi eccolo , al principio degli anni Novanta, ritornare ai comizi sulle piazze per quello che giudicava un necessario apostolato per il credente . La difesa, cioè, della vecchia Costituzione di cui era stato uno dei padri: difesa ad oltranza, con divieto di toccare alcunché, foss’anche una parola. Dunque, quel testo transeunte per definizione che è una Legge fondamentale degli Stati, quel testo che nasce dai bisogni del tempo e va aggiornato collo scorrere del tempo testo, eccolo trasformato in un Libro Sacro quasi al pari della Bibbia. Confesso che ho sempre considerata molto sgradevole , al limite del blasfemo questa sacralizzazione di un complesso di norme redatte – tra compromessi , furbizie , trucchi, ricatti, sgambetti – da politici , magari anche (come nel caso dei comunisti) drogati da una ideologia divenuta una fede. In ogni caso, la Francia – non dunque l’ultimo dei Paesi quanto a civiltà e cultura – nel secolo scorso di Costituzioni ne ha cambiate tre e nel secolo precedente cinque o sei. Così gli altri Stati europei , ad eccezione della Gran Bretagna, che di costituzioni non ne ha mai volute : è la patria della democrazia parlamentare , dunque non ha mai accettato una Legge Fondamentale, proprio per il timore che rischiasse una idealizzazione inopportuna, ingessando con la teoria edificante la prassi politica .
Per tornare a Dossetti : naturalmente , sia ai tempi della Costituente e poi negli incarichi direttivi nella Democrazia Cristiana, l’asse portante del suo pensiero, lo stendardo della sua vita politica fu un antifascismo intransigente, puro e duro, da moralista . Dimenticando , tra le molte altre cose, che Hitler era sceso in guerra perché si era cordialmente accordato con Stalin per spartirsi la Polonia e che l’Italia di Mussolini ebbe sempre – fino al 1941 del “tradimento“ del Fuehrer nei confronti dell’Urss colta di sorpresa dal voltafaccia della amico nazista – che l’Italia mussoliniana, dunque , in pubblico lanciava invettive ma in privato ebbe sempre ottimi rapporti politici e commerciali con l’Unione Sovietica. Per fare un solo esempio, buona parte della flotta di Stalin fu costruita negli anni Trenta dai cantieri navali italiani e molto del petrolio per la nostra industria era fornito a condizioni di favore dai pozzi del Caucaso comunista . E va poi aggiunto che, cinicamente, il regime italiano era riconoscente all’Urss perché Stalin , nelle sue terribili purghe, fece sopprimere quasi tutti i comunisti italiani che si erano rifugiati a Mosca credendo di trovarvi il paradiso terrestre. Troveranno invece un plotone per fucilarli o un colpo di pistola alla nuca nei sotterranei della Lubianka.
Per tornare a noi: nel 1943, alla caduta del fascismo, Dossetti aveva 30 anni ma , da quell’enfant prodige che era , già era un rispettato professore universitario, dunque del tutto inserito nel sistema , non era certo al confino o nelle galere del regime. Ma come aveva vissuto sino ad allora il clima politico? Lo disse, negli ultimi anni di vita , in una intervista con Lazzati, il rettore della Università cattolica ed egli pure cattolico dossettiano. Disse il monaco ritornato alla politica: << Il fascismo era, in Italia, completamente accettato e io avevo già allora assunto una posizione piuttosto negativa nei suoi confronti, una posizione di non adesione se non addirittura di protesta , senza peraltro avere indagato in modo approfondito sulle motivazioni del mio rifiuto >> . Concludeva il monaco, sbrigativo e sintetico: << Insomma il fascismo mi stava epidermicamente sullo stomaco >>.
Purtroppo (e l’avverbio non è ironico perché vorremmo, da cattolici, che le cose stessero davvero così, essendoci di mezzo la sincerità di un sacerdote) purtroppo di recente gli archivi hanno fatto uscire un inedito. La stessa disavventura è già capitata anche a tanti altri, coraggiosi antifascisti sì, ma solo dopo la caduta del fascismo di cui erano stati membri militanti. La vicenda di Dossetti sotto il segno del fascio è stata ricostruita tempo fa , con dovizia di particolari , anche dal quotidiano in rete La Nuova Bussola Quotidiana . Sta di fatto che una ricercatrice, Rosanna Maseroli Bortolotti, ha rinvenuto una scheda riservata , inedita, compilata nel 1937 dal Segretario del Fascio di Combattimento di Reggio Emilia che così recita: << Il camerata Giuseppe Dossetti è un ottimo elemento, disciplinato, attivo, di fede fascista , di intelligenza sveglia e forte . Ha dato indubbie prove di ottime qualità oratorie e ha dato attività, sia alla sezione culturale della Gioventù Universitaria Fascista sia all’Istituto Fascista di Cultura. E’ iscritto anche alla Fuci e all’azione cattolica. Frequenta il Circolo Cattolico di San Rocco>>. Dato il peso del personaggio e la presenza di suoi autorevoli discepoli nella nomenklatura cattolica (Romano Prodi è tra questi) è intervenuto prontamente il solito Avvenire : riconosciuta l’autenticità del documento ci si è però fissati sulle << qualità di oratore>> lodate dal Segretario fascista di Reggio . Dunque, si è detto: <<Sì, era bravo a parlare in pubblico , ma le sue erano conferenze di carattere culturale e artistico >>. Forse, per la memoria dell’ illustre monaco sarebbe stato meglio se questi suoi avvocati avessero taciuto . In effetti, al giornalista Andrea Zambrano, che aveva seguito il caso, non è stato difficile recuperare un libro edito dal Mulino, editrice del tutto insospettabile perché sempre gestita in ambiente dossettiano . Si legge , in quelle pagine, che, nel 1934 , un giornale bolognese dal nome significativo (Il solco fascista) si complimentava caldamente con << l’abile camerata Dossetti >> per << la conferenza dell’altra sera in cui ha messo in luce le terribili conseguenze del bolscevismo in antitesi alla meravigliosa opera ricostruttrice e redentrice del Fascismo, che ha fatto dell’Italia il centro di irradiazione di civiltà nel mondo >>.
Non male, va pur detto, per colui che diverrà l’icona del cattocomunismo antifascista. Nel 1942, cioè a solo un anno dalla caduta del regime, chiamato come cattedratico a Modena, giurerà senza problemi, come tutti i docenti universitari , fedeltà assoluta alla parola del duce. Ma perché, allora , quel <<fascismo che gli stava sullo stomaco>> , perché quella presunta << posizione di protesta >> di cui parlerà tanti anni dopo, mentre non solo non c’è traccia di un suo gesto o parola anticonformisti ma c’è la realtà di una fulminante carriera, con anche cattedra universitaria , con adesione piena, anzi apologetica alla prassi e al pensiero dell’Italia littoria? Perché un religioso, degno come tale di ogni rispetto, perché ha scelto di mettersi al livello della manipolazione del proprio passato alla pari di un Dario Fo o di un Norberto Bobbio o di un Eugenio Scalfari o di un Giorgo Bocca e di tanti altri? Sia chiaro : sono ben lontano da moralismi astratti , coltivo il realismo, non invoco giustizialismi, che aborro. Semplicemente mi chiedo: non era meglio , per tutti questi ex, riconoscere onestamente di aver cambiato prospettiva dopo aver constatato dove portava un regime in cui avevano creduto, spesso in buona fede, dopo avere visto i frutti avvelenati di quell’albero che era sembrato loro vigoroso ?