di Vittorio Messori, Corriere della Sera, 8 gennaio 2015
La presente è una lettera dello scrittore al Corriere della Sera in risposta all’articolo di Franco Monaco che la stimola, che riportiamo di seguito.
Caro Direttore,
sono grato a Franco Monaco che (a differenza di troppi altri, sdegnati sino al punto di raccogliere firme contro un articolo probabilmente neanche letto) che, dunque, interviene con pacatezza sul mio articolo del 24 dicembre. Il parlamentare cattolico si chiede, tra l’altro : << Messori sostiene di essere stato “richiesto“ di intervenire . Richiesto da chi? >> Monaco sollecita una mia riposta << anche per sgombrare il campo da retroscena, delazioni, opache manovre>>. In effetti, in quel pezzo così frainteso, scrivevo che la mia era << una sorta di confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata richiesta. >>
Era per me scontato che la richiesta giungeva dal giornale, non immaginavo che le fantasie si sarebbero scatenate. E invece, ecco la ridda delle ipotesi (spesso presentate come certezze) della solita dietrologia, della maniacale ricerca dei mandanti occulti . Da chi “richiesto” l’articolo al Messori, naturalmente pagato per il suo intervento? Ma è ovvio: dalla massoneria, dai lefebvriani, dai poteri forti, dalla mafia , da qualche cardinale, dalla curia romana , da una lobby della oscura reazione in agguato e così via. Del diabolico piano faceva parte anche una beffarda tempistica: si era programmato, ovviamente d’accordo col giornale, di uscire la vigilia di Natale per avvelenare la gioia della festa al Santo Padre.
Mi sia allora permesso di precisare, per rispondere a Franco Monaco, che la realtà, come al solito, è di una normale banalità. Nel primo pomeriggio del 23 dicembre, mi telefonò il vicedirettore Giancagiacomo Schiavi, dicendomi che nella riunione di direzione del mattino si era parlato dei severi ammonimenti del Papa alla sua Curia . Poiché la cosa aveva colpito ed era, sul piano giornalistico, interessante, si era deciso, di chiedere anche il mio parere visto pure che (malgrado il mio contratto di collaborazione) da molto tempo tacevo. Spiegai al collega che il mio silenzio era un po’ sofferto osservavo , riflettevo, tentando di decifrare il programma di governo di papa Francesco, dunque sentivo prematuro esprimermi, trovandomi tra adesione e perplessità. Si concordò, comunque, che avrei mandato entro sera il centinaio di righe concordato. Poco dopo l’invio Lei, Direttore, come certo ricorda, mi disse parole di approvazione: a Lei pure, dunque, il pezzo parve pacato e rispettoso, nella linea equilibrata del giornale, non vi ravvisò motivo di scandalo.
Tutto qua, il giallo dei mandanti. Insomma ancora una volta, per dirla con Renan “la vérité est triste“, non viene a sostegno di chi ama sognare inesistenti complotti, burattinai, killer intellettuali.
Vittorio Messori
Il papa che allontana la chiesa dal potere
Caro direttore, da modesto laico cristiano, che ha avuto qualche responsabilità nella Chiesa ambrosiana guidata dall?indimenticabile cardinal Martini, mi permetto una semplice osservazione di metodo e di costume sulla disputa tra Vittorio Messori e Leonardo Boff intorno alla svolta impressa alla Chiesa da papa Francesco. Una svolta, ai miei occhi, salutare e necessaria. Nella quale è difficile non riscontrare molti dei motivi che hanno segnato il magistero e la pastorale appunto di padre Martini. Una svolta, per dirla in estrema sintesi, che riconduce la Chiesa al Concilio o, ancor più in radice, al Vangelo e allo spirito genuino della originaria comunità apostolica. Una svolta conforme, a quanto abbiamo inteso, al mandato affidato a Francesco da cardinali elettori lucidamente consapevoli della portata della crisi in cui versava la Chiesa, drammaticamente attestata dal trauma delle dimissioni di papa Benedetto. Una svolta, infine, che marca le distanze della Chiesa dal potere, che la fa libera, coraggiosa e davvero universale (meno euroccidentale) nella sua missione evangelizzatrice e che, relativamente al nostro piccolo universo politico-ecclesiastico italiano, la affranca da un eccesso di promiscuità con la politica. Una promiscuità che ha nuociuto alla Chiesa e alla politica italiana.Dunque, non nascondo di essere letteralmente entusiasta di papa Francesco. Che non è il piacione rappresentato dai suoi critici: egli sa unire la predicazione del primato della carità e della misericordia con parole e atti di governo risoluti, che ? immagino ne sia perfettamente consapevole ? possono anche produrre dissensi e divisioni. Del resto, il Vangelo non è anche «segno di contraddizione», «spada a due tagli», «scandalo e follia»?Ciò detto, non ho apprezzato il tenore polemico della reazione di Boff alle critiche di Messori, soprattutto la pretesa, francamente troppo audace, di interpretare la Chiesa dello Spirito. Non è conforme allo stile di papa Francesco, che, come si è visto al Sinodo sulla famiglia, mette nel conto e, in certo modo, mostra di apprezzare il confronto critico condotto con onestà intellettuale e retta coscienza. Di più: giudico sbagliata la raccolta di firme in calce a un documento diffuso da gruppi ecclesiali pro Francesco e contro Messori. Sproporzionata e, persino, controproducente: il Papa non ha bisogno di appelli a suo sostegno.Semmai, a Messori, muoverei due altri rilievi. Primo: egli sostiene di essere stato «richiesto» di intervenire. Da chi? La discussione franca e fraterna dentro la Chiesa deve bandire l?anonimato, deve essere condotta a viso aperto. È il presupposto per la maturazione di una libera opinione pubblica nella Chiesa che penso piaccia a Francesco e, ricordo con sicurezza, piaceva a Martini. Anche per sgombrare il campo da retroscena, delazioni, opache manovre, che tanto male hanno fatto e fanno alla Chiesa, intesa come comunità fraterna e, a suo modo, esemplare per la comunità civile. Secondo: semmai Messori dovrebbe essere più esplicito nella critica. Non c?è bisogno di rivestirla di «diplomaticismo» e di omaggi di rito al Papa. Insomma, un beninteso spirito laico, che si nutre di libertà critica e senso della misura, fa bene anche alla discussione interna alla Chiesa.Parlamentare, già presidente dell?Azione Cattolica ambrosiana
Franco Monaco (Parlamentare, già presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana)