20 gennaio 1998 :: Lo Stato, di Rino Cammilleri
Da un paio di secoli l’apostasia cristiana si è nutrita di miti spacciati per “evidenza di ragione”. Anzi, di Ragione, con la maiuscola. Tuttavia, dando tempo al tempo, si scopre che i veri “liberi pensatori” sono i credenti, appunto perché non si chiudono in gabbie preconcette, in schemi teorici pensati a tavolino. I creatori di -ismi, i cosiddetti laici (che poi non sono altro che attardati illuministi), invece, negano che esista qualcosa al di fuori della stiva nella quale si sono rinchiusi. Non per nulla i maggiori sconquassi del mondo, moderno, contemporaneo e post-moderno, sono stati concepiti nel buio di biblioteche. E non per nulla pressochè l’unica categoria a opporsi è sempre stata quella contadina, bestia nera di tutti i rivoluzionari. Dai vandeani ai kulaki russi, chi era abituato a leggere nel libro della natura l’impronta del Creatore è sempre stato refrattario agli -ismi. E tuttavia la marcia degli -ismi ha sempre avuto qualche gran cervello che, con gli stessi mezzi “razionali”, ha mostrato che il re era nudo e che l’unica verità era quella, cattolica, di sempre. La Rivoluzione francese ha avuto un De Maistre, quella liberale un Donoso Cortés. Non pochi per credere aggiungono, nel nostro secolo, il brasiliano De Oliveira. Di questi “Padri laici della Chiesa” del tempo della scristianizzazione, “apologeti” di sostituzione da quando di tale disciplina il clero stesso si vergogna, uno è italiano, ed è quel Vittorio Messori che scrive solo bestseller. Attorno a lui si è venuta formando una vera e propria scuola, con giovani intellettuali che, sempre più numerosi, timidamente osano dire e scrivere quel che prima di lui nessuno osava. E cioè che il cattolicesimo è logico, è razionale e, soprattutto, non ha scheletri nell’armadio. Una lunga conversazione con Michele Brambilla, giornalista del Corriere, ha dato luogo a un libro “da comodino”, da prestare e regalare. Dio c’è e, per chi vuole, si vede.
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