1 marzo 1994 :: Corriere della Sera
“Non ho dubbi, ha ragione Scalfaro. Se mi schiero con lui non è certo per affinità confessionali -dice Vittorio Messori, saggista cattolico- La questione è di fondo. Noi siamo schiavi di un mito giacobino, ereditato dalla rivoluzione francese, secondo cui la scuola dev’essere uguale per tutti. E questo retaggio viene considerato intoccabile. In Italia c’è uno Stato padrone che pensa all’istruzione dei cittadini e, bontà sua, concede che -senza onere alcuno- alcuni facciano la loro scuoletta. Appena tollerata. Ma non finisce qui. La longa manus statale pretende che chi studia in una scuola privata, per ottenere il riconoscimento del titolo, debba sottoporsi a un altro esame. Quello di Stato, appunto”. Lei che cosa propone? “Tanto per cominciare, penso che non si debba più parlare di scuola privata, ma di scuola libera. Come avviene nei Paesi anglosassoni che non hanno conosciuto il giacobinismo. In altre parole, bisogna dare la possibilità al cittadino di istruire i propri figli, senza condizionamenti. Neppure di tipo economico “. Allora è d’accordo sulle sovvenzioni alle scuole confessionali? “Sì, perché solo così si è veramente liberi di scegliere. Mi rendo conto che, per arrivare a ciò, occorre modificare la nostra Costituzione, che contiene uno zampino illuminista. In essa, infatti, si evidenzia che lo Stato, pur ammettendo altre scuole oltre alla sua, non deve intervenire economicamente. E qui stia attento anche il presidente Scalfaro, quando si pone come cantore della nostra carta costituzionale. “Io credo -conclude Messori- che in una società libera debba vincere il mercato delle idee. Nessun inquadramento. Non voglio né i balilla, né i pionieri marxisti”. E l'”invadenza” dei cattolici? “Ma no. Le scuole cattoliche predominanti? Non mi pare. Oggi i religiosi e le religiose sono in via di estinzione. La vera libertà è quella di poter scegliere tra le scuole dei cattolici, dei mormoni, dei buddisti…”.
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