14 agosto 1993 :: Corriere della Sera, di Dino Messina
Diavolo d’un Pannella. Sentite cosa propone il campione della tradizione radicale, il leader che quattro anni fa con una lista intitolata all’anticlericale Ernesto Nathan voleva risollevare le sorti della capitale. Oggi l’obiettivo è lo stesso dell’89, la rinascita di Roma, ma la proposta, più ampia e rivoluzionaria, comprende la revisione dei trattati che legano Stato e Chiesa, oltre alla creazione di una grande area metropolitana cogestita dall’Italia e dal Vaticano. Dice Pannella: “Nel Duemila la capitale della cristianità celebra il bimillenario della nascita di Gesù. E è facile immaginare che Roma dovrà affrontare la più importante delle scadenze della sua storia, per quanto riguarda l’arrivo e la permanenza di fedeli, e non”. Dopo aver ricordato il precedente della “Lista Nathan” che nelle intenzioni del leader radicale doveva essere capeggiata da Scalfaro o Martinazzoli, Pannella viene al cuore del progetto, che dovrebbe essere realizzato dal candidato sindaco Franco Rutelli: “Torno a proporre che, in vista del bimillenario, lo Stato e la Chiesa modifichino i trattati che li legano. Dico: i Trattati, che non furono toccati al momento del melanconico e misero concepimento e lancio del nuovo Concordato. L’assetto territoriale, ed in qualche misura giuridico, del Vaticano è quello immaginato più di un secolo fa e realizzato dall’intesa fra Mussolini e il cardinal Gasparri. “Per una grande Roma, per una grande area metropolitana e un territorio attrezzato per l’avvenire -continua Pannella- potremmo concepire una sorta di cogestione italiana e vaticana di almeno una parte della Regione, fino a Viterbo, con doppia cittadinanza, e ricorso a strumenti e forze multinazionali per finanziare un progetto di questo genere”. Ecco, a caldo, il commento di un intellettuale cattolico, lo scrittore Vittorio Messori, autore di bestseller come Ipotesi su Gesù. “È l’inizio di un ripensamento, la resa di un’ideologia -sostiene Messori-. D’altronde Massimo D’Azeglio aveva avvertito Quintino Sella che i piemontesi sarebbero stati schiacciati dalla tradizione di Roma: quattro lettere, ma un mito troppo grande per un piccolo Stato. Lo capirono i liberali dell’800. Sella rispose a D’Azeglio che la città eterna sarebbe diventata la capitale della Scienza, con la esse maiuscola. Lo capì anche il fascismo, che inventò la retorica imperiale. Poi è arrivata la Roma democristiana, capitale in sonno, in attesa che qualcuno rispolveri la sua storia. È un bene che 123 anni dopo le cannonate di Porta Pia laici inveterati come Pannella riconoscano l’impossibilità di sostituire la propria simbologia alla grande tradizione universale”. E cosa pensa un tecnico della proposta Pannella? “Roma è così malridotta -risponde Cesare De Seta, professore di storia dell’architettura all’università di Napoli- che questo tipo di proposte è da prendere in seria considerazione. Tuttavia sono pessimista sulle forme di cogestione tra Stato e Vaticano, come dimostra l’esperienza nei Beni culturali. Non avrei dubbi se avessimo una chiesa trionfante come quella del Seicento. Ma la chiesa ha perso quel sistema minuto di controllo del territorio che aveva sino a cinquant’anni fa. Potrebbe essere un tentativo fallimentare”.
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