3 novembre 1994 :: Corriere della Sera, di Marco Garzonio
Ci risiamo: la Consulta Cattolica della Lega Nord torna ad attaccare Martini. In una dichiarazione del suo responsabile, Giulio Ferrari, alle agenzie il presule viene accusato di “progressismo” e di accelerare il “processo di protestantizzazione della Chiesa”. Gli sono rimproverate tout court “l’aperta disponibilità verso quegli errori confutati dal Papa quali il sacerdozio femminile, la cosiddetta teologia della liberazione, il matrimonio dei religiosi”. A differenza, però, di un paio d’anni fa, quando la Consulta presieduta allora da Irene Pivetti arrivò a proporre l’allontanamento dell’arcivescovo prima di esaurirsi, stavolta la polemica non è destinata a esaurirsi nelle schermaglie della Lega. La Consulta viene ora rintuzzata e spiazzata da un terzo interlocutore: Vittorio Messori. Questi è tirato in ballo da Ferrari per le polemiche di questi ultimi giorni. Secondo Ferrari, Messori avrebbe fornito “elementi” tali da rendere “inevitabili i sospetti” contro Martini (nell’occasione accomunato ad Hans Kung) a proposito della “combutta all’interno della Chiesa con influenti lobbies internazionali” contro Wojtyla. Dura la reazione dello scrittore. “Indignato” per la strumentalizzazione, “diffida un signore della Lega che non conosco a parlare a nome mio e a fare marmellata”. E le accuse a Martini sembrano boomerang. Mentre il portavoce del cardinale lascia cadere (“Dichiarazioni di quel genere si qualificano da sole”, dice), Messori non accetta di essere stato chiamato in causa. Primo per le circostanze di un’operazione “che nel caso di questo signore è più politica che religiosa”. E poi per i giudizi. Secondo Messori “uno che si auto definisce esperto del mondo cattolico deve fare una “qualche differenza”, lo dico con ironia, tra le persone. Kung è un teologo che non può più fregiarsi della qualifica di “teologo cattolico”, col quale, confrontandomi, ho dissentito in passato. Martini invece è un cardinale voluto da Wojtyla e al cardinale rinnovo stima e considerazione. E un vescovo, un padre, un pastore, un docente da cui ho imparato molto: è uno dei massimi esperti di critica testuale. E assurdo dire che io abbia potuto pensare a uno come lui”. Conclusione: “Diffido chiunque dal farsi esegeta di dichiarazioni che mi sono state attribuite in questi giorni e che sono state enfatizzate. Come dimostrano i miei 12 libri e le oltre due milioni di copie vendute in Italia, se ho da dire qualcosa uso nome e cognome, non lancio messaggi in codice. E non accetto strumentalizzazioni”.
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