VITTORIO MESSORI

E la Pivetti anti DC ora fa arrabbiare partiti, vescovi e intellettuali cattolici

30 agosto 1994 :: Corriere della Sera, di Fernando Proietti

Il rogo in nome di Dio acceso da Irene Pivetti al Meeting dell’Amicizia, adesso rischia d’investire e di bruciare le vesti immacolate della pulzella leghista. Già, perché la sua accusa alla Dc di aver “scristianizzato l’Italia” non soltanto continua a far gridare allo scandalo i notabili diccì ormai in pensione, ma fa arricciare il naso ai vescovi italiani e agli intellettuali cattolici. E i laici? Accusano la presidente della Camera di essere una khomeinista della Vandea. Qualcuno di loro (la Mazzucca) ne reclama addirittura la testa. Ma per il mondo cattolico c’è poco da ridire in questa vicenda che crea disagio nel Ppi e tra i Ccd di Casini e Mastella. Che bocciano l’idea del transfuga in An Fiori di un intergruppo parlamentare di fan del Papa. “Andreotti in un certo senso era meglio della Pivetti. Non si permetteva di confondere le cose della fede con quelle della politica”, rileva tagliente lo scrittore cattolico Vittorio Messori. E il suo giudizio negativo è di quelli pesanti. Messori, infatti, è coautore di un libro intervista con il Papa annunciato nelle librerie di tutto il mondo per il prossimo autunno. “La Pivetti – aggiunge – può essere paragonata a Savonarola che sognava di rendere Firenze cristiana trasformando il peccato in un reato da tribunale, fino a quando i fiorentini si ribellarono e lo eliminarono con la violenza”. Sanfedista (Galloni), Savonarola in gonnella (Messori), integralista in nome di Dio (Pannella), una dei Blues Brothers (Sanna del Ppi)… già, a chi assomiglia la Pivetti finita in odore di eresia, fino a provocare sconquassi anche nel Polo delle libertà? Con la giovane Mussolini che dà sulla voce alla Poli Bortone (“Invece dell’aborto farebbe meglio a occuparsi di agricoltura”) e con il leghista Rossi che si autoproclama antibigotto. “Ma la Pivetti è il ritratto della manzoniana donna Prassede”, giura Gerardo Bianco. “Tutto il suo studio – cita l’eurodeputato del Ppi – era di assecondare i voleri del Cielo, ma faceva spesso uno sbaglio grosso, ch’era di prendere per Cielo il suo cervello”. Ma per don Riboldi la Pivetti è solo “uscita dai binari e va scusata”. Così, unica voce a levarsi a favore di Irene, oltre al coro della consulta cattolica della Lega, è quella del professor Miglio: “Ha ragione, ma deve frenare, ricordandosi che è la terza carica dello Stato. Non deve preoccuparsi invece delle reazioni piccate degli ex dc, personaggi indifendibili”. E tra gli “indifendibili” dc l’ex ideologo ci mette pure la Anselmi, che alla “piccola” Irene ricorda su la Repubblica come al varo della legge 194 sull’aborto fu Paolo VI in persona “a invitare i ministri dc a non dimettersi”. Ecco tornare allora l’accusa di “superficialità e disinvoltura” rivolta per primi dai vescovi. E da quanti le ricordano non solo che a Loreto Giovanni Paolo II “valorizzò positivamente” l’esperienza dc, ma che, nel dubbio, è sempre meglio rispettare il secondo comandamento: non nominare il nome di Dio invano. , è altrettanto vero che il resto è stato venduto in librerie cattoliche”.

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