28 marzo 1994 :: Corriere della Sera, di Gianni Gambarotta
Dicono: l’istituzione è solo un distributore di benzina spirituale senza interessi materiali. Però gli affiliati hanno spesso posti chiave in settori importanti dell’economia. E alcuni hanno avuto problemi con Mani Pulite. Ma chi sono questi potenti cattolici? Secondo l’Economist seguendo la pista Atkinson… Al beato Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, vengono attribuite molte affermazioni, come a ogni santo che si rispetti. Una la ricorda Vittorio Messori, scrittore cattolico di grande successo e autore di un libro indagine sull’Opera appena pubblicato da Mondadori: “Si dice che poco prima di morire abbia chiamato a sé i più stretti collaboratori e abbia raccomandato: “Tenete d’occhio quel giornalista italiano, sarebbe molto bello se riuscissimo a farlo entrare nella nostra organizzazione”. Il giornalista italiano era Indro Montanelli. Escrivà lo aveva conosciuto molti anni prima in Argentina ed era rimasto colpito dalla sua intelligenza”. L’operazione aggancio di Montanelli non è ovviamente riuscita: nemmeno un santo sarebbe bastato per imbrigliare il direttore della Voce. Però è la spia di una caratteristica dell’Opus: la ricerca dell’eccellenza, dell’affermazione nel lavoro, nell’attività professionale. “Per l’Opera, il successo nel lavoro è importante: è la via verso la santificazione, è il modo per partecipare alla costruzione di un edificio il cui progettista è Dio stesso -dice ancora Messori-. Per questo i suoi membri sono persone che mettono il massimo impegno nella professione e molto spesso riescono a primeggiare, a raggiungere posizioni di grande rilievo, di potere. Fatto che ha provocato all’Opus qualche incomprensione, soprattutto quando queste carriere di successo sono state realizzate in settori delicati come le banche, la finanza, l’economia”. L’allusione è chiara: l’organizzazione fondata da Escrivà de Balaguer e poi guidata per molti anni dal suo successore Alvaro del Portillo, morto mercoledì scorso, è stata accusata di essere una sorta di massoneria bianca, di avere in mano le leve del potere in banche, industrie, finanziarie. Di esercitare insomma un peso notevole e crescente nella vita economica italiana. “Ma è un’accusa che abbiamo sempre respinto -dice Pippo Corigliano, portavoce della Prelatura- perché fra le migliaia di affiliati che abbiamo in Italia, i nomi che contano nella finanza sono davvero pochi”. Sì, ma quei pochi che contano chi sono? Perché l’Opera si è sempre ostinata a circondare con un alone di mistero i nomi degli iscritti? “I personaggi più importanti nel mondo dell’economia -continua Corigliano- sono Giuseppe Garofano, ex presidente della Montedison, Umberto Zanni, amministratore delegato dell’assicurazione Ras, Gian Mario Roveraro, amministratore delegato della finanziaria Akros. Altri non ci sono”. Tutto qui? Ma è possibile? Secondo le voci sono molti di più. “Le voci, le voci… Ne sentiamo tante. Soprattutto le scrivete voi sui giornali. Per esempio avete sostenuto che il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, è dell’Opera. Bene: non è vero. Fazio, per quel che so io, è certamente un cattolico, i suoi figli frequentano una nostra scuola ma lui non è mai stato dei nostri”. Le fonti ufficiali non vanno più in là. Ed è difficile avere maggiori indicazioni certe, anche perché i livelli di associazione all’Opus sono diversi. Ci sono i numerari e i soprannumerari, che hanno legami molto stretti con la Prelatura e seguono regole rigide. Ma ci sono anche i cosiddetti aggregati, che hanno invece un rapporto più distaccato. Ed è in questa categoria che vi sono altri nomi di peso. Come conoscerli? Elenchi ufficiali non ci sono o, per lo meno, non vengono comunicati. The Economist sostiene che c’è un metodo sicuro per capire se un banchiere o un finanziere appartiene all’Opus Dei: annusarlo. Sì perché secondo il settimanale inglese “un sentore di colonia Atkinson, la favorita di Escrivà, può essere un segno rivelatore…”. Chi invece degli odori preferisce seguire altre tracce, può sentire i nomi che vengono fatti da persone vicine all’Opera e che non sono mai stati smentiti. Per esempio numerario era Marcello Dell’Utri, capo di Publitalia, la potente rete di raccolta pubblicitaria di Silvio Berlusconi. Ora non è più numerario, ma sarebbe tuttora un affiliato. Un altro nome che viene spesso fatto è quello di Ettore Bernabei, l’ex direttore generale della Rai, o di Francesco Silvano, ex amministratore delegato della Sip. Nel campo dei professionisti, viene indicato come sicuramente dell’Opera il notaio milanese Paolo De Marchi, capo dell’associazione Persona e Stato. Un altro nome che ha un certo legame con l’economia (ma intesa come parsimonia) è Alberto Sordi: malgrado il suo noto attaccamento al denaro, ha fatto una generosissima donazione all’Opera, regalandole una scuola a Roma. Un altro nome, infine, è quello di Leonardo Mondadori. Per la verità, di lui non si parla come di affiliato, ma semplicemente come di persona che si interessa molto dell’Opus ed è ricambiato con uguali attenzioni. D’altra parte è stato anche lui, vicepresidente della casa editrice di Segrate, a spingere Messori a iniziare il suo viaggio di un paio d’anni all’interno della creatura di Escrivà e poi a far pubblicare il libro indagine dalla stessa Mondadori. Ma come mai questi e altri personaggi che contano nell’economia italiana hanno scelto di aderire proprio all’Opera? Messori dà una risposta che ha suscitato una polemica nel mondo cattolico. “La Chiesa post conciliare è molto demagogica. -sostiene- Sembra che soltanto i poveri possano essere buoni cristiani. Questo giacobinismo, questo marxismo orecchiato dai frati ha creato molti problemi: chi voleva tornare alle origini e interpretare davvero il Vangelo è stato scoraggiato. Nell’Opus Dei, invece, hanno piena dignità tutti i cristiani, anche quelli che sono per così dire privilegiati nel lavoro. Perciò industriali, finanzieri, banchieri che volevano vivere un’esperienza religiosa non demagogica hanno trovato qui un rifugio naturale. L’Opera è una specie di distributore di benzina spirituale: chiunque può fermarvisi per fare il pieno”. Però può succedere che banchieri, industriali, finanzieri tutti fermi a questo distributore decidano di darsi una mano, di formare di fatto un club per fare carriera, per raggiungere insieme dei risultati che, da soli, sarebbero inavvicinabili. Da questo sospetto nasce l’accusa agli affiliati alla Prelatura di essere, nel migliore dei casi, dei rotariani con il rosario, nel peggiore dei massoni. “L’Opus Dei è un’istituzione religiosa -risponde Messori- e va giudicata con categorie religiose. Ogni numerario, sovrannumerario o aggregato firma un contratto che può disdire in qualsiasi momento. In quel contratto è comunque detto con estrema chiarezza che se qualcuno provasse a usare l’istituzione a fini personali, gli altri membri non lo permetterebbero e indurrebbero costui a cambiare idea o ad andarsene. Quindi utilizzare l’Opera per fare carriera oppure per formare una sorta di club e fare operazioni finanziarie o di potere è esplicitamente proibito: è un peccato”. Questa è la regola. Però non è detto che venga sempre osservata. La morale cristiana non sempre è stata seguita: se le accuse mosse dagli inquirenti contro Giuseppe Garofano saranno confermate con delle condanne nei processi, risulterà che un membro dell’Opera ha sicuramente violato, oltre a delle leggi penali, anche delle regole etiche. La Prelatura che cosa dice a questo proposito? Scatta una sorta di sospensione, di scomunica? “Assolutamente no -dice ancora Messori-. Garofano, se ha peccato nella sua vita privata o professionale, non deve renderne conto alla Prelatura, ma al Padre eterno attraverso il suo confessore. Come qualsiasi cattolico”. Ma questo non è solo un espediente per non affrontare il problema Tangentopoli che ha investito un autorevole membro dell’Opera? “Ma no. Lo ripeto: stiamo parlando di un’istituzione religiosa. Se dovessi coniare uno slogan pubblicitario, consiglierei questo: “Se volete salvarvi e santificarvi rivolgetevi alla premiata agenzia di servizi spirituali Opus Dei, con sede a Roma e filiali in tutto il mondo. Chiedete le salvezza e santificazione. Ma niente altro”.
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