8 dicembre 1993 :: Corriere della Sera, di Maurizio Donelli
“Per dirla con il linguaggio di Bossi: è un grosso pirla”. Vittorio Feltri, direttore dell’Indipendente, commenta così, con una sintesi lumbard giornalistica, l’arresto di Alessandro Patelli, ex tesoriere e ora segretario organizzativo della Lega, accusato di aver incassato duecento milioni dalla Montedison: soldi destinati a finanziare la campagna elettorale dell’anno scorso. Insomma, anche i più duri e più puri sono inciampati a sorpresa nelle toghe dei giudici di Tangentopoli. E per chi era salito sul Carroccio, o comunque ne ha condiviso e appoggiato spesso idee e rigore morale, la notizia è proprio difficile da digerire. “Non so se è vero che Patelli abbia preso quei soldi -dice Feltri-. Forse sì, forse no. Comunque, se lo ha fatto è stato un pirla, soprattutto perché l’inchiesta Mani Pulite era già partita. Pirla lui e chi, eventualmente, lo ha autorizzato”. “La vera cosa strana . aggiunge Massimo Fini, giornalista, è che il gruppo Ferruzzi abbia finanziato la Lega prima del 5 aprile. Prima cioè del grande successo elettorale, quando era un movimento poco importante. Vedremo, comunque le decisioni della magistratura vanno rispettate. Io credo nell’indipendenza dei giudici e non posso pensare a un collegamento tra questo arresto e l’avanzata della sinistra di questi giorni”. “E sconcertante, davvero sconcertante”: lo scrittore Giancarlo Galli è tra i più sorpresi dalla notizia. “Che cosa posso dire? Evidentemente in politica la tentazione di farsi finanziare in modo illecito è troppo forte. Spero sia un caso isolato. Ma comunque adesso la Lega deve delle spiegazioni ai suoi elettori, e non vengano a parlare di ingenuità. Non importa se sono soltanto duecento milioni, è il principio morale che conta. Sono curioso di sapere come Patelli ha giustificato questi soldi all’interno del movimento. Non credo comunque che l’episodio possa incrinare il consenso popolare verso Bossi, se sarà così lo si capirà già sabato e domenica al congresso nazionale di Milanofiori. Se non è cambiato nulla nel PDS, dopo tutto quello che si è saputo sui finanziamenti illeciti e sulle tangenti, perché per la Lega dovrebbe essere diverso? Certo, se le elezioni fossero domani sarebbero dolori”. Più cauto Vittorio Messori, giornalista e scrittore di area cattolica: “Ci vuole prudenza. Prima bisogna accertare i fatti. Se comunque fosse tutto vero, questa è la conferma che bisogna abbandonare i facili moralismi e fare finalmente i conti con la realtà. La politica ha un costo, non c’è niente da fare. Lo diceva anche Clemenceau: “Non può esistere democrazia parlamentare senza un certo tasso di corruzione”. Naturalmente è necessario che la corruzione non degeneri, come invece è successo in Italia. In un certo senso è quindi tutto normale: il PCI prendeva i soldi da Mosca? E la Lega si è arrangiata in altri modi, anche se ha sempre fatto della questione morale una bandiera. Ma d’altra parte chi fa il moralista normalmente è uno svergognato. E quest’ultimo episodio, proprio per i moralisti, che sono tanti, dovrà servire da lezione”. Cesare Cavalleri, direttore di Studi cattolici, che aveva appoggiato la candidatura di Marco Formentini a sindaco di Milano sembra deluso: “Bisogna vedere quali saranno gli sviluppi, ma non mi meraviglio più di tanto. L’unica cosa che mi dispiace è che in questa vicenda di Tangentopoli non sia ancora stato chiamato definitivamente in causa il PDS. Mi auguro che succeda al più presto. La Lega perderà consenso? Può darsi, intanto mi pare che lo stia già perdendo. Tanto meglio”. Secco e categorico il giornalista Giorgio Bocca, che nei suoi articoli ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Lega: “Non ho niente da dire, non so niente e non voglio dire niente”. E scandalizzato invece Paolo Liguori, direttore di Studio Aperto, il telegiornale di Italia uno: “L’arresto di Patelli, dai fatti che si conoscono, mi sembra un’iniziativa molto grave e poco giustificata. Non si arresta il segretario amministrativo di un partito che con Tangentopoli non c’entra. Non siamo di fronte a una tangente, cioè a denaro dato in cambio di un favore, ma a una donazione: un caso di violazione del finanziamento pubblico. Erano proprio necessarie le manette? A me pare che ci sia stata una strana gestione politica di questo arresto. L’ipotesi di reato in sé è minima, ma il battage pubblicitario giornalistico già cominciato sull’ultimo numero dell’Espresso, che sembra aver “chiamato” l’operazione con l’articolo sui rapporti tra Carlo Sama, ex amministratore delegato della Montedison e Bossi, la rende inevitabilmente clamorosa. Sono sconcertato dai tempi e dai modi in cui si è arrivati ad accusare la Lega. Spero che prima o poi in questo Paese si capisca finalmente che chi gestisce la giustizia in maniera politica farà sempre una giustizia ingiusta.