27 aprile 1996 :: Corriere della Sera, di Gianna Fregonara
«Già, si ha un bel dire che la libertà dei cattolici di fare scelte socio-politiche diverse non mette in discussione l’unità della fede». Che cosa significa? Che essere cattolici del Polo o cattolici dell’Ulivo vuol dire professare due religioni diverse? «E’ proprio di questo che sono preoccupato. Hanno un bel dire Rosy Bindi e Formigoni che loro litigano soltanto sul sagrato della Chiesa e poi una volta dentro si riconoscono come fratelli. Sarebbe bello, ma non è vero. La lite tra le Bindi e i Formigoni è entrata in chiesa. Ci sono due cattolicesimi». Una denuncia pesante, quella dello scrittore cattolico Vittorio Messori: i cattolici non sono soltanto divisi al momento del voto, ma sono separate e rissose le gerarchie, nelle parrocchie ci sono lacerazioni sulla politica, sono schierati i preti, divisa la Chiesa. In questi giorni l’Avvenire, il giornale dei vescovi, ha invitato a riflettere sulla vittoria dell’Ulivo, dove l’apporto dei cattolici non ha raggiunto neppure il dieci per cento. Il direttore Boffo si è dovuto difendere da accuse di «criptoberlusconismo» che provenivano dal Popolo. E ieri ha rilanciato in una risposta ai lettori un’altra provocazione: «Ci sono tante teste vecchie in circolazione», tra i cattolici. Come spiega Messori che il voto dei cattolici sia finito così senza identità? «Quando la Dc è esplosa, le sue parti hanno avuto un problema fondamentale da risolvere: rendersi riconoscibili. E per farlo hanno adottato il litigio. Si dice: pour se poser il faut s’opposer. E così è iniziata la rissa tra cattolici. Tutti si comportano come se nulla fosse successo, non si è fatta autocritica, non ci si è chiesti perché è finita così». Ci sarà un presidente del Consiglio cattolico, una radice dell’Ulivo è il Ppi, eppure nel mondo cattolico è tutto un lamentarsi. Perché? «Non è questione di destra o di sinistra, di vittoria dell’Ulivo o del Polo». E che cos’è? «E’ un’umiliazione grandissima per un credente vedere che i detriti dell’esplosione della Dc sono ridotti sia a destra che a sinistra a partitini che chiedono l’elemosina per due ideologie a-cristiane o anti-cristiane. A destra fanno da specchietto per le allodole per i voti di qualche praticante, in uno schieramento dove sono egemoni il liberalismo selvaggio e il postfascismo malconvertito. A sinistra ci sono gruppetti col cappello in mano per ramazzare voti. Non nascondiamoci che Dini, che gravita nell’area del centro, ha messo nel suo simbolo la piramide che è un simbolo esplicito». L’Avvenire teme che il governo di Prodi sia ostaggio di Rifondazione comunista. «Un altro problema. Bertinotti e Cossutta sono comunisti duri e puri, che non si sono convertiti, anzi rivendicano settant’anni di quella che è stata la persecuzione più sanguinosa contro i cristiani. Ma a destra la posizione dei cattolici non è migliore». Cattolici divisi, il Veneto da sempre «bianco» sceglie la Lega. «Non c’entra la fede. Sono voti dati per rancore contro la frustrazione. C’è uno Stato che non fa servizi, infrastrutture e una regione economicamente forte si ribella». Tutto qui? «Sì, come si dice: tra i due litiganti, il terzo gode».
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