2 novembre 1996 :: Corriere della Sera
«Temo molto più un cattolico di sinistra di un postcomunista»: è questa l’opinione di Vittorio Messori intervistato da Il Mondo. Il giornalista e scrittore cattolico ha parole severe per quella sinistra dossettiana, «da sempre minoritaria», cui appartiene anche il presidente del Consiglio Romano Prodi. «E’ un gruppo ristretto di gente -afferma- che scrive sui giornali, va in tv, guida organizzazioni, mentre la maggioranza dei cattolici, che non partecipano alla vita della parrocchia, non si riconosce in Prodi, anzi. Mi limito alla mia esperienza personale, io in passato mi sono sentito politicamente più vicino a un laico rispettoso della Chiesa come Spadolini, che oggi a un presidente del Consiglio cattolico come Prodi». E ancora: «C’è sempre un certo ritardo del mondo clericale, che in fondo ha resistito 200 anni alla modernità, per scoprirla con il Concilio Vaticano II quando questa stava per morire. Oggi gli ultimi maoisti sono i frati sudamericani, le ultime a creder e nella psicanalisi sono le suore americane. Ecco perché temo molto più un cattolico di sinistra di un postcomunista. E’ gente che ancora non ha scoperto che dietro termini come solidarietà e stato sociale, così nobili da apparire evangelici, in realtà c’è il trucco. Una mistificazione che spaccia per solidarietà le pensioni ai quarantenni o ai falsi invalidi».
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