VITTORIO MESSORI

Messori: ipocriti, fu genocidio

14 agosto 1996 :: Corriere della Sera, di Angelo Aquaro

Le Foibe? Le Ardeatine? Le polemiche sul museo degli stermini? Il caso Priebke e quello degli italiani massacrati da Tito? Vittorio Messori, 55 anni, scrittore e polemista cattolico, non ha dubbi: «Tutta colpa del diavolo». Scusi, Messori, che c’entra il diavolo con le polemiche di questi giorni? Con lo scambio a distanza tra Valiani, pronto a onorare le vittime delle Foibe, e Rodotà, che non vorrebbe che quegli orrori fossero ricordati accanto a quelli delle Ardeatine? «Ah, Rodotà. Su quello che dice ci sarebbe da indignarsi se non fosse così disarmante». Andiamo con ordine. Sulla proposta di inserire anche le vittime delle Foibe nel museo degli stermini voluto a Roma dal consigliere pidiessino Magiar, l’onorevole Rodotà sostiene che «le Foibe sono state orribili, ma sono manifestazioni di brutalità militare, come ne abbiamo avute tante nella storia». «Ecco, vede? “Come ne abbiamo avute tante”. Solo che quelli dei sacerdoti del marxismo erano sacrifici a un dio buono: il dio di Hitler è il dio cattivo. Quindi quegli italiani buttati nelle Foibe dai comunisti di Tito non sono comparabili alle vittime delle Fosse Ardeatine: immolati sull’altare del dio buono». Ma il diavolo? «Ma tutto quello che succede sotto i nostri occhi è la conseguenza della caduta della credenza del diavolo… Ma l’uomo può vivere senza un diavolo da combattere? No. E allora ecco la demonizzazione del nemico. Che di volta in volta è l’aristocrazia, la borghesia. Il nazismo. Oggi il diavolo è il nazista. Ha visto l’indignazione per il proscioglimento di Priebke? Dagli al nazista. Dagli al diavolo. Un rudere umano immolato sull’altare del dio buono». Insomma lei sta dicendo che anche Rodotà, accecato dalla demonizzazione del nemico… «…Rodotà nega la realtà. Ma non è il solo. Che cosa ha fatto D’Alema? E Occhetto? Hanno cambiato il nome a un partito sbriciolato sotto la caduta del muro. Ma i crimini passati? E i segni di pentimento? E’ il regno dell’ipocrisia. Rodotà non vuole ammettere che quello che gli sloveni di Tito hanno attuato, forse con la complicità, sicuramente, col silenzio dei comunisti di Togliatti, era un progetto di pulizia etnica». Rodotà parla di «brutalità di tipo militare». «Ma quello delle Foibe è genocidio. Come quello dei serbi di Karadzic ai giorni nostri. Semmai…». Semmai… «Semmai è il contrario: brutalità di tipo militare è quella delle Fosse Ardeatine. Quella sì che fu rappresaglia. E in fondo tutto il dibattito, oltre all’orrore dei cinque fucilati in più, ruota intorno a questo punto: il diritto della rappresaglia sui civili. Che viene meno solo nel ’48, quattro anni dopo, con il divieto di rappresaglia sulla popolazione civile. A guerra finita». Lo sterminio delle Foibe continua fino al ’47. A guerra finita. «Un genocidio. Come quello di Karadzic. Con l’aggravante che quello che stavano combinando i serbi lo abbiamo scoperto soltanto dopo. Gli orrori dei titini erano sotto gli occhi di tutti». Mettere sullo stesso piano Ardeatine e Foibe? Dice Tullia Zevi, della comunità ebraica romana, che solo un comitato scientifico potrebbe appurare se le Foibe possano davvero definirsi genocidio. «Si gioca in difesa, ma qui non si tratta di difendere niente o nessuno. Non c’è una classifica del genocidio. Preoccupazioni sacrosante quelle di non confondere i piani. Ma nessuno ha il monopolio dell’orrore. Alle Ardeatine soltanto una minoranza era ebrea». Però a Roma non insorgono solo gli ebrei. L’assessore Farinelli, Ulivo, insorge. Il futurologo Vacca insorge. «Perché si continua a ragionare ideologicamente. Per chi ragiona politicamente un ebreo morto non vale un Priebke morto. Per me invece è sacra la vita di un ebreo come quel la dell’ex nazista. Ma questo è un discorso che può fare soltanto un credente». Giuseppe Pititto, il pm che indaga sulle Foibe, lamenta: per il proscioglimento di Priebke rivolta popolare, e invece a me continuano a respingere la richiesta di arresto di Ivan Matika e Oskar Piskulic, due dei boia di Fiume. «E’ un rompiscatole, un seguace di un dio minore. Anzi, andrebbe anche punito: guai a sfrugugliare nel passato comunista. Ma ha mai provato a cercare le Foibe su un’enciclopedia? Prenda la Garzantina. Cerca “Fosse Ardeatine” e trova sei righe di definizione. Provi a cercare “Foibe”. Sa cosa trova?». Che cosa? «Vedi alle voci: “doline”, “carsismo”». Leo Valiani, senatore a vita, è di Fiume. La tragedia delle Foibe l’ha vissuta da testimone. Ma lei, Messori, tutta questa carica polemica… «Ricorda il triangolo rosso? Ecco, anch’io vengo da una terra di eccidi. L’Emilia. Eccidi continuati, anche qui, dopo la fine della guerra. Il vescovo di Reggio Emilia al mattino chiedeva rapporto: quanti parroci hanno ammazzato stanotte? Ma questa è tutta un’altra storia. Chissà se Prodi, che viene dalle mie stesse parti, se ne ricorda ancora…».

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