28 ottobre 2012 :: La Voce di Romagna, di Giovanni Lugaresi
Una delle sorprese che coglievano noi giovani barellieri dell’Unitalsi al primo pellegrinaggio a Lourdes era quella della “iscrizione” che così suonava: “Que soy era Immaculada Councepciou” – Io sono l’Immacolata concezione: la frase che la Madonna rivelandosi a Bernadette Soubirous aveva pronunciato non in francese, lingua che quella ragazzina miseranda e ignorante non conosceva, bensì nel patois della zona degli Alti Pirenei.
Ed è uno degli elementi caratterizzanti l’apparizione (delle diciotto) “specifica”, nella quale cioè la Vergine si era dichiarata, proclamata, mentre in precedenza, aveva sorriso, aveva parlato, senza… qualificarsi!
Aveva poi ordinato: “Andate a dire ai preti di costruire qui una cappella” (cioè una chiesa), che si pregasse, che ci si lavasse alla fonte, che ci fossero processioni…
Diciotto apparizioni: dall’11 febbraio al 26 luglio del 1858.
Da allora, a quella città, a quella grotta di Massabielle (rifugio di coppie clandestine, e luogo di pascolo per i maiali) i pellegrinaggi sono incessanti. Da tutto il mondo cristiano e da parte, anche di non cattolici, come Franz Werfel, ebreo rimasto sul limite della fede cattolica, benché cattolico lo fosse con cuore e con mente, che a Lourdes e a santa Bernadette dedicò un libro dal quale venne tratto un famoso film in bianco e nero con protagonista Jennifer Jones.
Di pari passo con il numero di pellegrini (si calcola che ogni anno siano cinque milioni), ecco gli studi, i saggi, i libri, non soltanto ovviamente devozionali, o di carattere apologetico-storico, bensì anche quelli “contro”. Perché, a incominciare da Emile Zola, non si contano quelli che hanno (superficialmente) scritto mettendo in dubbio le apparizioni, animati da livore, dispetto, più che da rispetto per la verità storica. Una verità storica che fu passata al vaglio, per così dire, sia dell’autorità civile sia di quella religiosa dell’epoca.
Quante domande, quanti interrogatori, quanti trabocchetti, videro al centro dell’attenzione quella ragazzina misera, malmessa di salute e analfabeta. E, da un certo punto di vista, giustamente, perché in casi come il suo si doveva andare al fondo delle cose, cercare e appurare la verità.
Le apparizioni furono quindi oggetto di studio, di indagine approfondita e lasciamo stare, poi, i pellegrinaggi dei malati, le invocazioni alla Vergine per l’intercessione presso il Suo Divin Figlio, lasciamo stare le guarigioni miracolose. Anche se ovviamente hanno la loro importanza, un significato profondo. Perché d’altro, principalmente, si occupa un volume fresco di stampa che reca la firma del maggior scrittore cattolico del nostro tempo: Vittorio Messori.
“Bernadette non ci ha ingannati” (Mondadori; pagine 291, Euro 18,50) costituisce infatti una “indagine storica sulla verità di Lourdes”.
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