Vivaio, Marzo 2016
di Vittorio Messori, Il Timone
Sfoglio l’Histoire de Spagne , scritta nel 1932 da Louis Bertrand dell’Accademia di Francia, e cado sull’ultimo paragrafo della introduzione . Resto sorpreso : di solito gli intellettuali, gli esperti, i letterati ( come nel caso di Bertrand, un cattolico , che fu ai suoi tempi un romanziere famoso ) , di solito non ne azzeccano una, se si mettono a fare i profeti che divinano il futuro . Mi è già capitato di ricordare Winston Churchill , politico di razza , dunque pragmatico e ironico verso tanti “ uomini di cultura “ : << Ci sono molti modi per rovinarsi : l’alcol , il gioco d’azzardo , le donne . E aggiungerei gli esperti >> . Ma qui c’è una sorpresa : ecco quanto scriveva lo scrittore accademico francese agli inizi degli anni Trenta, quando il colonialismo sembrava trionfante e, con esso, pareva che la religione annunciata da Maometto stesse diventando cosa del passato . Non c’era , allora, Paese islamico che fosse indipendente : tutti, ma proprio tutti, erano sotto il dominio di potenze europee . Nel sentire comune occidentale “ musulmano “ era sinonimo di “ sottomesso “ : e non solo ad Allah, ma anche a inglesi, francesi, portoghesi , anche italiani.
Ebbene, in questo clima politico e culturale , ecco quanto scriveva l’accademico Bertrand : << Ci sono segni che mi sembrano chiari e che fanno presentire che la lotta col musulmano ricomincerà e con nuova violenza . Sarebbe un grave errore credere che il ruolo mondiale dell’Islam sia terminato . Tredici secoli fa , approfittando di condizioni favorevoli , il Corano ha potuto stendersi , da vincitore , su tre continenti con la velocità di un incendio . C’è da temere che questa occasione si ripresenti nei prossimi decenni , sfruttata da capi aventi a disposizione , oltre a tutte le armi inventate e costruite dall’Occidente, le intatte energie ancora spesso barbariche dei popoli e una crudeltà spietata , predicata e voluta dal Profeta >> .
Come si vede, lo scrittore prevedeva un futuro che temeva : e non a torto, come abbiamo visto e stiamo vedendo noi ora . Ma queste parole le scriveva nella introduzione a una storia di Spagna , dunque così concludeva : << Quando l’Islam si risveglierà, l’Occidente , se non vuol morire, dovrà seguire l’esempio della Spagna del Cid Campeador, degli Alfonsi, dei Ferdinandi e ricominciare, dunque , la battaglia durata secoli ma che, alla fine, ha portato i cristiani alla gloria della Reconquista >> .
Beh, proponendo una simile “ terapia “ all’aggressione musulmana, il Bertrand si rivela non più profeta ma uomo del suo tempo, il tempo delle guerre coloniali . Noi sappiamo che ora la via delle armi non solo non serve ma è , anzi, disastrosa . Le campagne militari vinte sul campo ( l’Afghanista , l’Iraq , la Libia e così via lo dimostrano ) non significano affatto la sconfitta del “ nemico “ : al contrario , significano il suo risveglio violento e feroce in una guerriglia invincibile. Dunque, anche se molti non ne vedevano i segni, già ottant’anni fa chi avesse acume come lo scrittore che citavamo poteva prevedere un risveglio del gregge sterminato di Maometto . Siamo certi che oggi, invece , non sia umanamente possibile prevedere come andrà a finire. Sappiamo solo che una Reconquista non ci sarà da parte dei cristiani . C’è da pregare perché non ci sia neppure da parte degli islamici.
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Si dice , ed è spesso vero, che << Dio non paga il sabato >> : la Sua giustizia , cioè, è inevitabile ma non segue subito la colpa. Eppure , qui come ovunque altrove, posso esserci delle eccezioni. E allora, visto che parlavamo di Spagna , scopriamo un caso significativo, diremmo grottesco se non fosse tragico. Luglio 1936, esplode la guerra civile ma i militari insorti non hanno il sopravvento in alcune decisive regioni , come quelle di Madrid e di Barcellona , dove los rojos restano saldi al potere . Subito esplode la vendetta : i cattolici non hanno avuto alcuna parte nell’ alzamiento di Franco , eppure contro di loro si scatena la voglia omicida di comunisti e anarchici. Tutto il clero che si può catturare è ucciso, spesso nei modi più crudeli ; simile sorte si riserva anche alle religiose ; tutte le chiese, tutti i conventi, tutti gli edifici religiosi ( compresi ospedali, scuole, ricoveri ) sono dati alle fiamme. Quanto alla Catalogna , dalla capitale Barcellona partono le “ colonne infernali “ : camion carichi di fanatici politici o di detenuti per crimini comuni liberati dalle carceri . Arrivano in ogni paese , per prima cosa fucilano il parroco , ogni altro religioso, i laici iscritti all’Azione Cattolica. Poi procedono agli incendi , a cominciare dalla chiesa parrocchiale , per passare poi a ogni altro edificio cattolico . Prima di bruciare , naturalmente , depredano tutto il possibile, caricando la refurtiva su un altro autocarro che segue . E’, insomma, è la rapina che , con termine che sarà ripreso dai sessantottini, viene chiamata “ sequestro proletario “. Il 20 luglio , due camion di un “ colonna infernale “ giungono a Sabadell, una cittadina catalana vicino a Barcellona . Quando tutte , ma tutte le chiese , e tutti conventi sono in fiamme e quanti sono , in qualche modo, “ cattolici “, sono stati uccisi, gli anarchici decidono di proseguire altrove il loro “ lavoro “ . Si dirigono così verso Castelltersol e , saliti sui camion scoperti, progettano una mascherata , travestendosi con gli abiti liturgici predati negli armadi delle sacrestie incendiate, alzando croci , intonando sgangherati canti pseudoreligiosi. Ma ecco la nemesi : lungo la strada i comunisti , altrettanto feroci ma del tutto separati dagli anarchici come organizzazione, hanno mascherato una mitragliatrice dietro un cespuglio, per contrastare eventuali tentativi dei militari insorti di transitare per unirsi ai loro camerati. Quando appaiono i due autocarri, il secondo strapieno di refurtiva ma il primo pieno di uomini travestiti da preti , i comunisti pensano a un tentativo del clero di fuggire dalla zona , sottraendosi alle fucilazioni. E’ così che , quando il camion è a portata di tiro , senza alcun preavviso la mitragliatrice sgrana i suoi proiettili e tutti, proprio tutti, i predoni assassini sono uccisi . Soltanto quando non ci saranno altro che cadaveri mascherati come per una processione, i comunisti scopriranno l’equivoco. Per una volta, almeno , il castigo è giunto subito dopo il delitto. Che Dio ci perdoni se sbagliamo, ma il sanguinoso equivoco rischia di non spiacerci per niente.
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Il papa ha deciso di recarsi questo autunno in Svezia per commemorare il mezzo millennio dall’inizio della riforma di Lutero . A Lund, l’antica città universitaria , si incontrerà con i vertici di quel poco che resta della comunità luterana e faranno festa insieme. Francesco più volte ( anche per sua stessa ammissione ) ha mostrato di non conoscere a fondo molti aspetti della storia della Chiesa . Non si può sapere tutto: è un limite che vale anche per i papi . Bergoglio ha comunque a disposizione fior di specialisti che potrebbero ricordargli quanto così sintetizzò Henri Pirenne , uno dei maggiori storici del secolo scorso : << Il luteranesimo, in gran parte dei Paesi che lo accettarono, fu imposto con la forza dai principi e dai nobili che concupivano i beni della Chiesa e non parve loro vero di poterli sequestrare. La convinzione religiosa ha avuto un ruolo assai modesto nella espansione della nuova fede . . Gli adepti sinceri , convinti e disinteressati, almeno all’inizio erano assai pochi . Imposto d’autorità e accettato per obbedienza esso ha proceduto per annessione , spesso forzata >>. Proprio in Svezia , dove andrà Francesco , commosso di potere solennizzare i 500 anni dell’inizio della Riforma assieme ai fratelli protestanti, proprio in Svezia , violenza e cinismo regi raggiunsero il massimo. Il fondatore della nuova dinastia scandinava , Gustavo I Wasa , ben lontano da preoccupazioni religiose , per mero interesse economico e politico vide nel luteranesimo un modo per riempire le casse vuote dello Stato e per legare a sé la nobiltà, suddividendo tra loro il bottino costituito dalle proprietà della Chiesa. Il popolo ne fu indignato e più volte insorse , ma fu schiacciato da Gustavo . I suoi successori furono costretti, dal malcontento della gente nei confronti della nuova fede imposta manu militari, a tollerare almeno che restassero aperti alcuni santuari mariani. Proprio a Lund, dove Francesco si recherà, tutte le chiese furono rase al suolo , tranne la cattedrale , pur ovviamente denudata di ogni decorazione , all’uso riformato. Le pietre degli edifici cattolici abbattuti furono impiegate per la fortificazioni e la cinta muraria della città. Insomma , per dirla chiara : è difficile capire che cosa ci sia , in Svezia da onorare e da festeggiare per un cattolico . Ma, forse, il vescovo di Roma vorrà spiegarcelo , nel suo soggiorno scandinavo.
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A proposito di quanto sopra, trovo un appunto che presi da Michele Federico Sciacca , il filosofo cattolico legato da un rapporto intellettuale particolare a Rosmini : << Il Kant che tesse le lodi dei liberi pensatori , di quanti cioè hanno scosso da sé il giogo della tutela cattolica , è lo stesso luterano Kant che esige obbedienza cieca nei confronti del sovrano e di ogni sua decisione >>.
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Mentre scrivo questi appunti, i media danno una notizia sconfortante : la situazione della capitale della Repubblica è tale che i partiti non riescono a trovare candidati disposti a farne il sindaco. Un compito impossibile, dicono, dove non solo non sono prevedibili soddisfazioni professionali ma è da mettere in conto sicuro un pacchetto denuncie, se non magari un arresto, senza sapere perché . Il posto da primo cittadino delle grandi città ( Roma, poi ! ) era assai appetito dai politici e lo è tuttora altrove. E’ solo per la Capitale che si verifica un fuggi fuggi di coloro che sono contattati per una eventuale candidatura. E non funziona il solito mantra stucchevole del “ occorrono riforme “ . In realtà , la situazione non è sanabile : i dipendenti del Comune ( la maggior industria della città ) sono cresciuti anno per anno, con assunzioni clientelari , fino a creare una sorta di polipo mostruoso dagli innumerevoli tentacoli, ciascuno arroccato a difesa dei propri privilegi, protetti da un sindacalismo irresponsabile e demagogico se non mafioso. Ogni tentativo di mutare la situazione si è concluso con la disfatta degli ingenui riformisti. Boicottaggi, resistenze occulte, scioperi bianchi, pigrizie sfacciate, cavilli sindacali, se necessario cortei e denunce bloccano i propositi anche dei migliori. Dopo decenni e decenni di laissez faire omertoso , con la complicità di partiti e sindacalisti , la situazione non sarebbe affrontabile neppure da un podestà governativo di fascistica memoria. Se ne è avuta la conferma proprio mentre scrivo : un sindaco regolarmente eletto ma a dispetto del suo partito che ne preferiva un altro, più malleabile , è stato costretto a dimettersi . In attesa di nuove elezioni ( per la quali , dicevo, né a destra né al centro né a sinistra si trovano volenterosi pronti a candidarsi ) è stato nominato un prefetto come commissario : pur godendo di pieni poteri, il malcapitato ha confessato in una intervista di trovarsi in una sedicente “ stanza dei bottoni “ dove i bottoni non ci sono o , se ci sono, premendoli non succede nulla.
Non voglio infierire e io stesso , da cittadino di questo Paese , sono rattristato . Non infierirò , dico , pensando ai miei lontani anni universitari, ai miei libri e ai miei laicissimi docenti di scienze politiche che ancora si commuovevano ( e non per finta ) parlandoci di Porta Pia come culmine del venerato Risorgimento. Roma finalmente sottratta al “ malgoverno pontificio “ – questa l’espressione obbligatoria – dai bersaglieri del giovane Regno che , aprendo una breccia in una muraglia antica e cadente , vi facevano entrare l’aria nuova del rinnovamento civile e la modernità . Non infierirò pensando a Quintino Sella che , da buon massone , volle a ogni costo che si andasse a Roma , innanzitutto per svuotare dai frati conventi e monasteri e riempirli “ con uomini nuovi , lontani dalle oscurità soffocanti del Medio Evo >> . E che , a Gregorovius che gli osservava : << Che farete a Roma ? Sarete schiacciati da tanta storia e tanta grandezza >> replicava sicuro : << Ne faremo la Capitale delle Scienze e del Progresso >>. Tutta l’ingombrante letteratura ottocentesca che invoca come culmine necessario del Risorgimento la fine del potere temporale dei papi e Roma come capitale di un’Italia laica è animata dalla certezza che , cacciati i preti, la città risorgerà a vita nuova. Innanzitutto morale.E ora , siamo a questo : sia i politici che i membri della cosiddetta “ società civile “ vivono nell’incubo di essere chiamati a cercare di amministrare la Roma sottratta quasi un secolo e mezzo fa al “ vergognoso malgoverno pontificio “ .
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La solita noia. Vedo in tv un frammento di uno sceneggiato a puntate spagnolo , ambientato ai tempi di Cristoforo Colombo. Si vede il navigatore impegnato in una delle imprese che, secondo la leggenda , fu più difficile affrontare e vincere per poter partire da Palos verso l’ignoto. Persuadere , cioè, i gran dottori dell’università di Salamanca ( molti dei quali sacerdoti ) che la Terra non è piatta , come credevano, ma è rotonda . Dunque, navigando dalla Spagna verso Occidente era possibile raggiungere l’Oriente : le Indie, come chiamavano tutta l’Asia . Questa presunta disputa a Salamanca è – dai tempi dell’ Illuminismo sino a noi – uno degli aneddoti classici, sempre ripetuti, per mostrare l’arretratezza e l’ignoranza della cultura cattolica . Anzi, stando ad alcune versioni dell’ episodio, la piattezza e la non rotondità della Terra erano addirittura un dogma della Chiesa romana. Ora : in realtà fu Colombo che si sbagliò , pensando che l’Atlantico fosse tre volte meno largo di quanto non fosse , ma nessuno mai gli contestò , meno che mai i professori dell’Università castigliana , la sua convinzione che la Terra fosse sferica. Sia in greco che in latino si conosceva bene il celeberrimo testo di geografia di Tolomeo . L’insegnamento di questo pagano che insegna che la Terra è una palla, fu accettato dalla Chiesa senza alcun problema . Ed è lungo l’elenco delle opere medievali ( Dante Alighieri compreso ) che danno per scontato la rotondità del nostro pianeta. La sola eccezione sembra esser quella di Lattanzio , scrittore cristiano dei tempi di Costantino che fa dell’ironia su quelli dell’emisfero Sud che avrebbero le gambe in alto e la testa in basso. Ma è un caso isolato. Semmai, qualche discussione vi fu a proposito del testo neotestamentario secondo il quale la fede sarebbe stata predicata sino ai “ quattro angoli del mondo “. Un problema per i geografi, non per i teologi : non era facile stabilire quegli “ angoli “ in un Terra sferica.
La “ leggenda nera “ dell’opposizione al viaggio di Colombo da parte degli scienziati e del clero ( spesso coincidevano, soprattutto in Spagna ) perché il navigatore avrebbe violato così un dogma nasce – ovviamente – con l’illuminismo anticlericale del Settecento e continua poi con il positivismo anticattolico dell’Ottocento. Molti autori di libri divulgativi – e oggi, come dicevamo , anche sceneggiatori televisivi – spesso in buona fede , convinti che si tratti di storia e non di invenzione, hanno introdotto nei loro lavori la scena , altamente drammatica, del “ moderno “ Colombo osteggiato e sospettato di eresia dai “ medievali “ parrucconi di Salamanca . Molto teatrale. Ma anche molto lontano dalla verità storica.