Vivaio, Giugno 2016
di Vittorio Messori, Il Timone
UNA IDEOLOGA E UN IDEOLOGO
Simone de Beauvoir
Eh, sì : parafrasando Pascal , quanta differenza c’è tra le ideologie e la vita dell’ideologo ! Vengono in mente Lutero che fece massacrare i contadini tedeschi perché prendevano sul serio il suo invito alla libera interpretazione della Scrittura ; Calvino che maledisse l’inquisizione cattolica e ne creò una sua con tanto di rogo; Voltaire che si arricchì col commercio di schiavi neri ; Robespierre fiero avversario della pena di morte; Rousseau, il pedagogo per eccellenza , che si disinteressò dei 5 figli e li mise in orfanotrofio ; Marx che visse grazie allo sfruttamento degli operai di Engels ; Mussolini socialista , nemico acerrimo del colonialismo. Ma ce ne sono tanti altri.
Vediamone , allora, almeno uno : è incontestabile che il femminismo – quello puro e duro, quello che teorizza l’ odio per il maschio – ha una data di nascita . E’ quella del 1949, quando a Parigi uscì Il secondo sesso di Simone de Beauvoir . Grande e duraturo successo in Francia e subito best seller in altri Paesi , ma la quasi immediata traduzione negli Stati Uniti portò la pubblicazione a oltre un milione di copie il primo anno . Simone, lo si sa, era e restò sino alla fine la “ donna di riferimento “ ( così la chiamava lo scrittore ) di Jean Paul Sartre . Di semplice “ riferimento “ perché , per un accordo tra i due, il loro legame doveva essere il contrario di un matrimonio tradizionale monogamo. Ciascuno aveva piena libertà, a cominciare da quella sessuale. Anzi, Simone andava a caccia di donne giovani e belle per conto di Jean Paul che, basso di statura , con un occhio solo funzionante , trasandato in tutto, abbigliamento compreso, non era certo appetibile per il gentil sesso. Dopo la cattura della femmina, la preda era spartita tra i due -una notte nel letto di lui , l’altra nel letto di lei – visto che la Nostra praticava la sua bisessualità come ulteriore protesta contro la mentalità borghese . Del resto, proprio per i rapporti lesbici con le alunne e il reclutamento spesso di adolescenti sui 16 anni da “ offrire “ a Sartre ( dopo averle erudite circa i gusti intimi di costui ) perché le deflorasse , la De Beauvoir finì per essere bandita da tutte le scuole della Repubblica francese . Naturalmente , Simone non si faceva mancare neppure una folla di uomini , chiarendo che lo faceva coll’egoismo doveroso di chi cerca solo il piacere sessuale ; e , dunque , “ sfruttava “ i maschi dopo che per millenni questi avevano sfruttato le femmine .Con gli uomini, dunque , nessun coinvolgimento affettivo , ma solo sesso nudo e crudo . Naturalmente , in questa prospettiva non c’era
alcun posto per la procreazione : anzi, la famigliola classica con lui, lei e i bambini era sbeffeggiata sia da Simone che da Jean Paul. Se per disgrazia , in questa giostra di incontri , fosse capitata una gravidanza, l’aborto era l’unica soluzione razionale ed umana . Anzi : forse per la prima volta in Europa , Il secondo sesso non solo auspicava la totale libertà di aborto, ma lo chiedeva come servizio pubblico , a spese dello Stato.
In ogni caso, ecco – testuale – uno dei molti giudizi sul matrimonio, tutti aspramente polemici , nel libro di Simone : << E’ una istituzione borghese tanto ripugnante quanto la prostituzione , perché la femmina è sotto il dominio del maschio e non può evadere non avendo il più delle volte redditi propri>>.
Bene , fin qui l’ideologa . Ma la donna, quella vera, quella della vita vissuta e non quella delle astrattezze , delle esibizioni verbali da intellettuale iconoclasta ? Come andarono le cose lo sappiamo dal 1997 ( la De Beauvoir era morta da 11 anni ) , quando l’editore Gallimard – con grave sconcerto e dispetto delle sinistre e , soprattutto, delle femministe- pubblicò un volume di oltre 600 pagine. Contiene, il libro , 304 lettere della nostra Simone e scritte tutte a Nelson Algren, un romanziere abbastanza noto negli Stati Uniti. In quel Paese la De Beauvoir si era recata per la prima volta nel 1927 per una serie di conferenze proprio sul nascente femminismo e quando già stava lavorando a quel Secondo sesso che pubblicherà due anni dopo. Ma l’aspettava una trappola nella quale, in verità, fu felice di imbattersi . In effetti, concedendo una intervista ad Algren ( 38 anni lui , 39 lei ) cadde di colpo innamorata a tal punto che quella passione continuò per tutta la vita , mentre lo scrittore dopo un po’ si stancò di quella parigina così romanticamente e così pazzamente avvinta dall’amore . Colei che stava elaborando il saggio, che diverrà un classico , più distruttivo verso il matrimonio , insiste nel voler chiamare Algren, che ascolta o legge sospettoso , << marito amatissimo >>, ripetendogli che desidera << essere sua moglie per sempre >>. Si spinge al punto da mettere nero sul bianco di quelle lettere di posta aerea ( aveva dovuto tornare quasi subito a Parigi ) frasi come questa : << Sarò per te una obbediente sposa araba. Sarò buona, laverò i piatti, farò le pulizie , andrò a comprare le uova e il dolce al rum, non ti toccherò i capelli, le guance o la spalle senza la tua autorizzazione >>. Colei che stava scrivendo per dichiarare la guerra al maschio , sussurrava allo scrittore : << Mi sento una donna nelle braccia di un uomo e ciò significa molto, molto per me >>. Raccomanda al suo amatissimo Nelson, nel distacco dopo uno dei viaggi che fece in America solo per lui : << Scrivimi come un buon marito borghese di mezza età scrive a quella amorevole borghese di sua moglie >>. Tutto il contrario, dunque , della vita pubblica che aveva voluto costruirsi con Sartre e delle sue declamazioni contro il matrimonio definito “ un abominio “ . Questa profetessa militante dell’amore libero, ora vorrebbe vietare allo scrittore di fare entrare altre donne nel suo alloggio di Chicago mentre lei è a Parigi e dice : << Voglio stare io sola con te in una nostra casa, col mio uomo tutto mio >> . Si noti che per al sue teorie la gelosia era una patologia da benpensante , da sradicare. Per confermare il rifiuto , aveva un patto con Jean Paul : ciascuno, cioè, doveva raccontare all’altro , nei particolari più intimi , com’erano andati gli incontri con gli amanti e con le amanti – spesso di una sola notte – che si concedevano . Alla fine , proprio la futura testa pensante del femminismo non esita a scrivere, buttando via tutti gli schemi e rivelando il suo vero pensiero : << Per confessarti la verità,ammetto pienamente che l’eguaglianza dei sessi non è che un mito. Non ho mai sinceramente pensato che tu fossi il mio eguale >>. Insomma , l’ esplicita, radicale negazione della base ideologica della liberazione della donna che predicava . Del resto, firmava ogni lettera con un << Il tuo gingillino d’amore >> , facendo così di se stessa quello << strumento di piacere >> per l’uomo contro il quale tuonava in pubblico. A conferma , di recente è stata pubblicata una sua foto davanti allo specchio del bagno durante uno dei soggiorni a New York : totalmente nuda ma con scarpette a tacchi molto alti, come nel classico porno per voyeurs maschilisti. Non è da dimenticare : queste cose erano scritte e fatte proprio mentre vergava le pagine del libro che verrà preso talmente sul serio da provocare in tutto l’Occidente l’incendio femminista.
Naturalmente, come prevedibile , su quelle 304 lettere , devastanti per tanti e tante ingenui , è stato stesso il silenzio, si è proceduto alla rimozione : l’icona non doveva essere sfregiata . Tanto che , nel 2008 , le femministe hanno creato in suo onore il Prix Simone de Beauvoir pour la liberté des femmes, conferito ogni anno. Nelle molte biografie vi è spesso solo un cenno – quasi si trattasse di un’avventura estemporanea e passeggera come tante altre – alla delirante relazione con Nelson Agren . In realtà , quella sudditanza amorosa contrassegnò tutta la sua vita, anche quando lo scrittore si stancò dell’assedio e cominciò a non rispondere alle lettere, che per qualche tempo furono addirittura quotidiane. Se lui non scriveva , Simone non si rassegnava e gli scriveva egualmente in modo appassionato , pur sapendo che non avrebbe avuto risposta e che il suo americano collezionava una schiera di amanti, ormai dimentico della parigina , tra l’altro invecchiata. A conferma del fatto che la vera Simone non è affatto quella del mito ideologico ma quella di colei che vuole essere “ un gingillino d’amore “ per un uomo, c’ è qualcosa che è esso pure epurato nelle biografie “ femministicamente corrette “ . Alla sua morte, nel 1986, fu inumata nel cimitero parigino di Montparnasse accanto a Sartre . Ma dispose perché, nella bara, al dito anulare non fosse tolto il piccolo, modesto anello che Nelson le aveva donato il mattino dopo la notte del loro primo incontro . Lo portava, ininterrottamente , dal 1927 . Una scelta da dedicare a coloro che sostengono che la vera De Beauvoir è quella dei pamphlets femministi, non certo quella della “ scappatella “ con uomo . Uomo del quale, però, voleva essere una << obbediente sposa araba >> .
Palmiro Togliatti
Già che parliamo di ideologie : mi viene in mano un articolo di Palmiro Togliatti su l’Unità della primavera del 1958. Non è, quello, un anno come gli altri : io stesso c’ero, so che è l’anno di svolta, è il pieno dispiegarsi di quel “ miracolo economico “ che di un Paese povero e contadino ne fece un altro, industrializzato e con uno straordinario aumento del reddito in moltissime famiglie, che uscirono dalla povertà se non miseria di sempre . E’ l’anno in cui , dopo la bicicletta dell’anteguerra e la Vespa o la Lambretta del primo dopoguerra , gli italiani provano ad accomodarsi sui sedili della 600 e della 500 , mentre Fiat, Pirelli, Agip moltiplicano i dipendenti per seguire il boom della motorizzazione . Proprio in quel 1958 si apriva il primo tronco , tra Milano e Bologna , di una Autostrada del Sole che sbalordì non solo noi ma tutti gli europei : era infatti la prima versione , nel Vecchio Continente , delle pay highways americane con quegli autogrill, quelle aree di sosta che nessuno in Europa aveva mai visto.
Ebbene, proprio in quel clima , il Segretario Generale del maggior partito comunista al di fuori del mondo sovietico , il compagno Palmiro Togliatti, così scriveva , con l’abituale sprezzo dell’ideologo per la verità dei fatti : << Vi sono oggi nel mondo due grandi linee che segnano non soltanto l’evoluzione della situazione internazionale, ma gli indirizzi stessi del progresso umano . Una è una linea discendente , l’altra è una linea che sale . Poco più di quarant’anni fa il capitalismo regnava nel mondo intero , i capitalisti sembrava dovessero tenere soggetti per sempre gli abitanti della terra . Un Paese socialista non esisteva e pochi riuscivano ad immaginare cosa potesse essere . Oggi, il quadro è radicalmente cambiato e la linea di sviluppo del capitalismo è diventata una linea discendente . Mentre tutti devono constatare la superiore rapidità nello sviluppo economico dei Paesi comunisti >>.
Come si vide , in effetti : non occorse una guerra guerreggiata , bastò aspettare qualche anno per far collassare e sparire dalla storia quei regimi . Furono vittime non delle armi, ma della loro stessa ideologia : implosero proprio per il fallimento totale di ciò che doveva costituire il loro segreto miracoloso , la gestione dell’economia.
La catastrofe era comunque lontana , in quel 1958 .Togliatti morì nell’estate del 1964 . Tre anni dopo , la vigilia del Ferragosto del 1967 , l’ambasciatore sovietico presso il governo italiano, Dimitri Ryjov, giungeva all’aeroporto di Torino dov’era accolto da Gianni Agnelli . Insieme si recarono al cimitero monumentale della capitale piemontese e il diplomatico russo depose su una tomba una corona d’alloro portata da Mosca , donata dal Presidente del Consiglio dei ministri dell’Urss, Aleksej Kossighin . La fascia rossa attorno alla corona diceva : << Al professor Vittorio Valletta e alla Fiat , con la riconoscenza dei popoli sovietici >> . Valletta , morto proprio da poco, era stato per decenni il presidente e l’amministratore delegato della Fiat e aveva portato l’azienda tra i primi cinque costruttori di auto e camion del mondo , dando lavoro a centinaia di migliaia di persone . Proprio per questo- essendo il simbolo del successo del capitalismo – era il bersaglio ossessivo del PCI e della CGIL , il sindacato comunista. Ma una grossa delusione , anzi una cocente umiliazione, aspettava quei poveri “ compagni “ . In Occidente , anche la “ classe operaia “, come la chiamavano , stava accedendo rapidamente all’auto privata , mentre in Russia e nei Paesi da essa dominati l’industria di stato riusciva a stento a costruire un numero insufficiente di biciclette, e di pessima qualità, per soddisfare la domanda . Così, a Mosca, riconobbero che bisognava chiedere l’aiuto dei biechi padroni dell’Ovest .Dopo una attenta selezione delle maggiori case automobilistiche del mondo ( solo le americane escluse ) , la scelta dei russi cadde proprio su quella Fiat per combattere e diffamare la quale il PCI impiegava le sue maggiori energie. Si giunse presto a un accordo tra lo Stato dei Soviet e l’ azienda torinese e fu l’ultima, trionfale impresa di Vittorio Valletta : proprio per questo l’ambasciatore di Kossighin era giunto a Torino per onorarne la tomba .In Russia era stata costruita addirittura una nuova città , edificata dai sovietici ma con gli impianti industriali progettati dai tecnici torinesi per sfornare grandissime quantità di auto utilitarie . Che altro non erano che copie di quelle fabbricate a Torino . Un’operazione coronata da successo : dopo decenni, gli impianti progettati e installati dalla Fiat funzionano ancora, seppure via via aggiornati .
Ma furono i sovietici stessi a decidere quello che a loro parve un onore ed era invece una beffa : il segretario dei comunisti italiani era morto da tre anni , e proprio nell’Unione Sovietica . Sempre era stato fedele , prima a Stalin e poi ai leader antistaliniani , dunque andava riconosciuto il suo valore : la nuova città con l’immensa fabbrica della Fiat avrebbe dunque avuto il nome del compagno Palmiro , Togliattigrad. Già, Togliatti , quello che dieci anni prima aveva dato per certo che il capitalismo era in un declino inarrestabile e il comunismo in una ascesa altrettanto inarrestabile .E ora gli toccava dare il suo nome per un trionfo del capitalismo, davanti a un comunismo che aveva dovuto chiedergli aiuto.