Vivaio, Aprile 2016
di Vittorio Messori, Il Timone
Il politicamente corretto ha colpito anche nella liturgia ufficiale della Chiesa. Confesso che l’ho scoperto solo di recente. Dispiace,ma sarà bene esserne consapevoli . Diamo la parola a un testimone del tutto insospettabile , il francescano Rinaldo Falsini , morto di recente : docente di liturgia alla Università Cattolica di Milano , fece parte del gruppo di giovani specialisti che lavorarono per redigere gli schemi dei documenti da presentare ai Padri conciliari al Vaticano II . Collaborò dunque alla Sacrosanctum Concilium , la costituzione sulla liturgia , e dopo il Concilio fu chiamato a far parte della commissione che preparò la discussa riforma liturgica . Di questa , padre Falsini fu sempre un acceso , polemico difensore, schierandosi senza esitazione tra le schiere dei “ progressiti “ e battagliando con coloro che pensavano con nostalgia al latino , all’altare rivolto verso l’Oriente , al gregoriano e così via .
E’ dunque significativo quanto rivelò in una intervista data a una rivista specializzata poco prima di morire .
Disse dunque Falsini , che aveva vissuto i fatti dall’interno e anche dietro le quinte : <<Per amore di verità va detto che la riforma liturgica , che io ho sempre difeso nel suo impianto e nelle sue intenzioni, procedette anche a mutilazioni che non mi sembrarono e non mi sembrano giuste. Adesso, nel’Ufficio Divino e nella liturgia, si usano i salmi in una versione purgata . Sono stati infatti eliminati i versetti scabrosi per la mentalità moderna, come quelli che esprimono espressioni di vendetta e di guerra . Ci fu al proposito una riunione plenaria della Commisione per la riforma di cui facevo parte e , nell’aprile del 1963, il prestigioso abate benedettino padre Salmon fece un intervento memorabile in difesa del rispetto dell’integrità del salterio nella liturgia . Ma poi , questo impegno di fedeltà alla Scrittura fu abbandonato . Non si tenne conto del parere contrario di biblisti e liturgisti e persino di Paolo VI e l’epurazione fu effettuata , con assai poco rispetto della Parola di Dio >>.
Sappiamo come, a causa di un tardivo inquinamento protestantico , molti teologi “ adulti “ docenti anche in atenei cattolici , vorrebbero mettere al centro della fede non l’Eucaristia ma la Scrittura. Vorrebbero sostituire alla carne e al sangue del Cristo la carta . Ma solo quella , appunto, politically correct , quella che rispetta le ipocrisie e le censure dell’ideologia oggi egemone . Sacra Scrittura, certo, ma solo quando non urta certe delicate orecchie clericali.
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Spesso bastano piccoli schemi per comprendere cose grandi. Ad esempio , per capire la diversa prospettiva di fondo del pensiero antico e di quello cristiano. Per i greci ( come conferma la celebre endiadi kalòs kai agathòs ) , la bellezza è legato al buono. Per la filosofia cattolica – con Tommaso d’Aquino come maestro dei maestri – la bellezza è legata alla verità. Qualcosa è bello se è vero. Da qui l’importanza decisiva dell’ortodossia nella Chiesa : in quelle verità di fede correttamente intese ed esposte sta anche la bellezza come segno di Dio.
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Ce ne è traccia, purtroppo, anche nella singolare e discutibile enciclica ambientalista con la quale Francesco ha voluto aprire il suo pontificato. Una enciclica dove sono state accolte dal Vescovo di Roma – come ama essere chiamato – alcune delle ossessioni infondate di certo ecologismo . Tra queste , l’angoscia del mondo troppo pieno, del pianeta come sovrappopolato. Una ossessione che non regge a osservazioni molto semplici : ad esempio, la popolazione del Giappone è la metà di quella degli Stati Uniti. Ebbene, se tutti i nipponici si trasferissero nel Nord America , tutti potrebbero sistemarsi – e con abbondanza di spazi liberi – nella sola California. Degli altri 49 Stati federati i giapponesi non avrebbero bisogno per stare comodi….
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Ho sempre cercato di non prendere me troppo sul serio e di non mitizzare alcuno dei miei compagni in umanità . Tutti abbiamo limiti, tutti abbiamo fatto e facciamo errori, in ciascuno di noi bene e male , grandezza e meschinità, crudeltà e bontà si intrecciano ed operano. Anche in personaggi pur fuori dal comune come quel Nelson Mandela che , in quanto leader del movimento anti-apartheid fece qualcosa come 27 anni di prigionia nelle carceri sudafricane. Ma non dimentico che buona parte della vita politica di Mandela si è svolta sotto il segno di un comunismo sovietico alla Fidel Castro. L’Urss sull’orlo della fine volle premiarlo , decretandogli l’ultimo dei Premi Lenin per la pace . E questo, ahinoi, non è entusiasmante.
Lasciando da parte la discussione su quest’uomo spesso coerente e al contempo talvolta contraddittorio, trovo significativa per noi cattolici una sua frase dopo la vittoria della sua lunga lotta : << Mentre negli Stati Uniti d’America ai neri era vietato salire sugli autobus dove ci fosse già anche un solo bianco , il papa di Roma nominava i suoi cardinali venuti dall’Africa nera >>
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A proposito di quel premio per Mandela. Viene da osservare che non c’è ossimoro più grottesco che unire Lenin alla pace. Nell’ideologia di quell’uomo malefico , la prima delle scelte del militante comunista è quella della guerra permanente . Ma bisogna finirla, sosteneva, di utilizzare la naturale aggressività dell’uomo per guerre tra gli Stati. Bisogna invece usarla per la guerra civile , per la lotta di classe , per la guerra implacabile e sempre da rinnovare tra proletari e borghesi , tra operai e padroni, tra contadini e latifondisti. Coerentemente , contro il parere di molti suoi compagni , appena giunto al potere Lenin si affrettò a firmare il disastroso trattato di pace con Germania, Austria, Turchia detto di Brest Litovsk. Era il marzo del 1918 , mancavano solo pochi mesi alla disfatta degli Imperi Centrali , bastava reggere ancora una poco e tutto sarebbe cambiato in meglio anche per la Russia. Ma Lenin , come ogni fanatico ideologico , doveva seguire il suo schema politico : finirla al più presto di sprecare energie e vite nella guerra tra Stati, passare subito all’altra guerra , quella intestina, quella di una classe contro le altre. Una guerra feroce che , a sentirlo, non doveva avere mai fine perché, diceva, la turpe borghesia avrebbe sempre cercato di rialzar la testa.
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Visto che si parla di comunisti. Sono stato tra gli ammiratori e,se mi si permette , tra gli amici del cardinal Giacomo Biffi , arcivescovo di Bologna.
Parlammo tra noi , una volta , di Giovannino Guareschi e ci trovammo, qui pure , d’accordo su una affermazione che qualcuno trova azzardata : quell’uomo diffamato dai comunisti per ragioni politiche fu forse il maggior scrittore cattolico dell’Italia del secolo scorso . Entrambi conoscevamo bene le sue opere e le ammiravamo. E riguardavamo sempre con piacere i film tratti da quel “ Mondo Piccolo “. Eppure , Sua Eminenza mi sorprese con un distinguo : << Veda, le cose scritte da Guareschi hanno una autentica verità estetica : sono scritte con sapienza, pur sotto un aspetto di facilità , di impiego programmatico di poche parole che tutti conoscono. Sembrano talvolta disadorne e proprio per questo sono non solo belle , sono anche efficaci . Non caso l’odio dei comunisti . Ma…..>>
Ma ? , chiesi io incuriosito . << Ma va riconosciuto che, se hanno verità letteraria , non hanno verità storica. Il comunismo minacccioso a parole ma in fondo bonario, pittoresco, quello alla Peppone , in Emilia non è mai esistito. In questa regione, dopo la fine della guerra furono uccisi 28 preti solo perché erano preti . Non c’era altro movente se l’odio per il clero . Gli assassinati furono 8 nella sola diocesi di Bologna che ora è la mia. E, purtroppo , spesso non ci si accontentò di un colpo di pistola alla nuca ma si fece ricorso alla tortura e qui pure unicamente perché erano rivestititi di una talare nera. Ancora imprecisato , a causa dell’omertà tra compagni e alla paura di rappresaglie , il numero di molti cattolici uccisi solo perché “ amici dei preti “ , come dicevano. Il “ comunismo ai tortellini “ di Guareschi pecca ( e sia detto con ogni rispetto e ammirazione per lo scrittore ) pecca di generosità. Credo che anche Peppone , se il partito glielo avesse ordinato , non avrebbe esitato ad uccidere don Camillo, in quanto suo parroco : come fecero tanti altri compagni della stessa zona >>.
Sempre a proposito del cardinal Biffi , serissimo nelle cose che contano ma pronto anche , all’occorrenza, alla battuta salace . A un incontro con i giornalisti della “ sua “ – almeno di adozione – Emilia Romagna : << Ad ogni documento che pubblico vi date da fare per scoprire dei messaggi e dei segnali occulti ai quali non ho affatto pensato . Siete indubbiamente bravi a leggere tra e dietro le righe . Ma io mi permetto di esortarvi a non dimenticare di leggere anche le righe >>
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Vedendo gli inquietanti , spesso grondanti sangue telegiornali di questi tempi mi viene in mente il grido sarcastico lanciato agli uomini da Friederich Nietzsche : << Ma come, cari uomini che vi dite moderni, avete anche l’impudenza di lamentarvi ? Avete ucciso Dio e pretendete di con pagarne le conseguenze ? >> .
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Léon Poliakov , l’ebreo russo naturalizzato francese , fu forse il maggior storico del secolo scorso dell’antisemitismo e della persecuzione degli israeliti , e fu presente tra l’altro al processo di Norimberga come consulente della delegazione francese . Situazione paradossale, la sua , visto che la Francia avrebbe dovuto stare dalla parte degli imputati e non certo di quella dei giudici : nei quattro anni di occupazione tedesca fu zelante e convinta collaboratrice della politica sterminatrice dei nazionalsocialisti. Furono le polizie e le milizie di Vichy a riempire con brutalità i treni di ebrei francesi ( la comunità giudaica più numerosa d’Europa, almeno dieci volte superiore a quella italiana ) , i treni, dunque , che andavano verso i lager tedeschi Un paradosso, come quello della stessa Francia , la cui capitale fu conquistata in sole quattro settimane dai tedeschi ma che , a guerra finita, pretenderà di avere una zona di occupazione in Germania, Berlino compresa , come se avesse vinto e non perso la guerra. Quasi come al Congresso di Vienna , dove i francesi sedettero come vincitori di Napoleone , dopo averlo seguito in massa per tanti anni nei suoi massacri in Europa e presentandosi come oppositori solo dopo che il Còrso fu battuto.
Cose, è chiaro, che dico sorridendo ironico e che non incrinano di certo la mia amicizia di sempre e la mia gratitudine di cattolico e di studioso per quanto quella grande Nazione ci ha dato e , in parte, ancora ci dà per la causa della fede, seppur falcidiata nel postconcilio .
Ma , uscendo da queste divagazioni, torniamo a Poliakov in quanto storico dell’antisemitismo non accomodante , anzi spesso duro al limite del fazioso . Quanto ai cattolici dirà, in sintesi , che il papato era favorevole agli ebrei e li difendeva con vigore quando la loro condizione peggiorava in modo tale che la Chiesa giudicasse inaccettabile. Diveniva severa quando la loro condizione superasse , sul piano della ricchezza e dell’influenza, quella dei cristiani. Nel 1514 fu istituita all’università di Roma una cattedra di ebraico dove il docente era un celebre dotto ma era pur sempre un giudeo non convertito . Sta di fatto che, come io stesso ho più volte ricordato , lo Stato Pontificio è il solo in tutta Euoropa dove gli ebrei non siano mai stati espulsi . Ci volle una ideologia post e anticristiana , nel 1943 , per fare ciò che i cristiani non avevano mai fatto in quasi duemila anni. Scrive Poliakov : << Malgrado gli alti e i bassi a seconda del temperamento dei papi che si succedevano , si constata sorprendentemente una fiduciosa speranza che il ghetto riponeva nei suoi sovrani, i Vescovi di Roma e forse anche una segreta comprensione , un furtivo e riconoscente ammiccamento fra l’ebraismo e i Sovrani Pontefici >> . Ma , qui, Poliakov aggiunge qualcosa che non solo io ma, immagino , quasi tutti – battezzati o circoncisi che siano – ignoravano e ignorano: << Il fatto è che, in ebraico, il termine Papa veniva tradizionalmente indicato , a Roma , col vocabolo afifior la cui etimologia è discussa ma che per molti studiosi è una deformazione di avi Pior . E , cioè, “ padre Pietro “ . Se è così, è un segno ulteriore del sentimento che, nonostante tutto, unì per tanti secoli gli ebrei al pontefice >>
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A proposito di ebraico , trovo nell’articolo di uno studioso serio e attendibile , non del solito visionario , Carlo Alessandro Landini , quanto qui mi limito a copiare : <<Insegna la Qabbalàh (la raccolta delle tradizioni esoteriche e mistiche del giudaismo ) che alla lettera Waw dell’alfabeto ebraico , corrispondente al nostro W, è associata la cifra 6 . Tutti i trattati di numerologia fanno altrettanto , giungendo alla medesima conclusione : la lettera W sta in luogo del numero 6 e viceversa . Questo vuol dire che WWW , la sigla con cui indichiamo la Grande Rete che sta cambiando il mondo, entrando sempre più nelle nostre vite ( l’acrostico, come si sa, sta a significare World Wide Web ) quella sigla, dunque, da luogo al 666 che è , nell’Apocalisse il marchio, il nome della Bestia >>. Cioè del diavolo Si chiede Landini : << Forse questo vuol dire che nel futuribile mondo che ci attende , tutto nel segno di Internet e della rivoluzione digitale in atto, il demonio avrà un posto di riguardo ? >>.
Vien da pensare, qui, a una delle conseguenze più inquietanti di Internet : per la prima volta nella storia , tutta la pornografia, anche in tutte le sue deviazioni più aberranti, è disponile gratis per ogni abitante del mondo – dai bambini ai vegliardi – semplicemente schiacciando qualche pulsante di qualunque tastiera. Due industrie fiorenti sono scomparse in poco tempo : la cinematografia e la stampa pornografiche . Scomparse perché occorreva pagare : ma perché pagare ora , quando Internet offre tutto senza versare un euro e senza rischiare di essere visto da qualcuno cui tieni infilandoti in un cinema a luci rossi o comprando al chiosco la rivista sconcia ?
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Nel mio trolley da viaggio c’è, ospite fisso , una boccetta di autan , il liquido da spargere sul corpo come repellente per le zanzare. Parecchi anni fa, prima che quel benefico prodotto fosse in commercio, ricordo tante notti tormentose. Sono un preda appetitosa per quegli insetti : ne basta una , in una camera d’albergo, per non chiudere occhio sino all’alba. In quelle veglie obbligate riflettevo sulla sproporzione . Quanto può pesare una zanzara ? qualche milligrammo o al massimo, esagerando , un mezzo grammo ? E una cosetta così minuscola è in grado di averla vinta sui ben più che ottanta chili di un uomo delle mie proporzioni ? Altro che Davide contro Golia !
Riflettevo, dunque , e pensavo a Gesù che parla della vocazione di quella che sarà la sua Chiesa : un pizzico di lievito, una spruzzata di sale per animare e dare sapore alla grande massa dell’umanità intera . Forse, potremmo aggiungere la metafora della zanzara , che basta a tenere sveglio un uomo tutta la notte. Noi, cristiani consapevoli , già siamo e saremo sempre di più il piccolo gregge che il Maestro profetizzava nel nostro futuro . Eppure, pur ridotti a poco , non potremo mostrare di avere almeno la forza della zanzara ?
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Grandi dichiarazioni di libertà totale anche nell’amore ma, nella realtà dei comunisti, grande bigottismo , pari se non superiore a quello che schernivano nel cattolicesimo.Chi fosse, ad esempio, anche solo sospettato di omosessualità, non entrava nel Partito e , se riusciva ad avere la tessera ed era scoperto , era subito espulso con infamia per “ indegnità morale “. Come avvenne per il giovane Pasolini quando si seppe che , dei proletari, gli piacevano solo i ragazzotti . Ma anche l’amore “ etero “ era tutt’altro che libero . Si sa bene di Palmiro Togliatti che dovette tenere nascosta la sua prima amante e poi convivente , Nilde Iotti per non scandalizzare i militanti del partito. Ma tutto comincia sin dall’inizio , dalla vetta rivoluzionaria stessa : quel Lenin che non amava la moglie , la celebre Krupskaia, ed era profondamente innamorato di un’altra militante, Ines Armand. Di questa passione nulla fu mai rivelato finché il regime fu vivo. Solo col crollo dell’Urss, dagli archivi segreti sono apparsi ben 150 lettere infuocate di Lenin all’amante. Documenti top secret, come per i maggiori segreti militari : l’amore libero della ideologia era, semmai per i proletari , non poteva essere per i capi , circonfusi com’erano di un’aura sacrale.